Ennesimo cambio di rotta

Sblocco dei licenziamenti, ecco chi può partire già da luglio: mezzo milione di posti a rischio

Per i sindacati una "bomba sociale", sul tema interviene anche Mario Draghi spiegando che si tratta del frutto di una mediazione.

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Ennesimo ribaltone sulla questione relativa al blocco dei licenziamenti. Nell'ultimo mese si sono avvicendati sul tema differenti cambi di passo. I sindacati hanno esercitato un forte pressing sull'Esecutivo chiedendo una proroga fino al 31 ottobre, ma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando aveva risposto che un nuovo blocco generalizzato era impossibile, incassando il plauso di Confindustria e Assolombarda. Poi, a sorpresa, il cambio di rotta nei giorni scorsi: blocco prorogato fino al termine di agosto, con relativa ira degli industriali. L'ultima tappa di questo accidentato percorso è stata segnata ieri, 25 maggio 2021, quando il Governo ha reso nota l'ennesima manovra, che sa di mediazione: il blocco dei licenziamenti resta fissato al 30 giugno, salta la proroga ad agosto…ma ci sono diversi paletti.

Blocco dei licenziamenti: ancora un cambio di rotta

Secondo l’ultima versione, quindi, fino al 30 giugno rimarrà tutto invariato, con la possibilità per le imprese di chiedere la cig Covid-19 senza che scatti più la proroga automatica del divieto di licenziare di ulteriori 60 giorni, fino al 28 agosto, come inizialmente ipotizzato dalla bozza del ministro del Lavoro che, a seguito di una giornata di forti polemiche all’interno della maggioranza, sarebbe arrivato a paventare le dimissioni. Attraverso un comunicato stampa diffuso da Palazzo Chigi si è reso noto che:

 “All’esito di un percorso di approfondimento tecnico svolto sulla base delle proposte avanzate dal ministro Orlando in consiglio dei ministri che prevedono un insieme più complessivo di disposizioni per sostenere le imprese e i lavoratori nella fase della ripartenza, è stata definita una proposta che mantiene la possibilità per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, anche dal primo di luglio, senza pagare addizionali fino alla fine dell’anno impegnandosi a non licenziare. Nell’ambito di questo percorso resta aperto il confronto con le parti sociali”.

Confermati anche gli incentivi alle imprese - che non pagheranno per sei mesi contributi pensionistici - se assumono disoccupati e successivamente non li mandano via. Stesso obbligo per chi riduce stipendi e orario lavorativo con i contratti di solidarietà.

Infine si allarga la possibilità di utilizzare lo scivolo per la pensione.

Sblocco licenziamenti: ecco per chi parte da luglio, novembre o gennaio

Vediamo nel dettaglio come si dovrebbero declinare queste nuove direttive e le scadenze imminenti.

1° luglio: le aziende industriali usciranno dalla cig Covid-19 e potranno tornare a licenziare. In caso si voglia trovare una via alternativa le aziende in difficoltà potranno accedere alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria, senza pagare i contributi addizionali fino al 31 dicembre. Attenzione: solo per coloro che fruiranno di questa cig “convenzionata” si allungherà il divieto di licenziamento per tutta la durata in cui fruiranno della cassa integrazione. Questa cassa super-agevolata nelle intenzioni del governo sarebbe resa disponibile fino alla fine dell’anno. Ciò significa che coloro che utilizzeranno per sei mesi la cassa ordinaria agevolata, potranno licenziare solo dal primo gennaio 2022.

1° novembre: diverso lo scenario per aziende non industriali che non avevano diritto a cassa ordinaria e straordinaria ma soltanto a cassa in deroga o al Fis, il fondo del terziario, che potranno contare sulla cassa Covid fino al 31 ottobre e potranno licenziare dal 1 novembre.

L’intervento di Draghi

Sul tema, nella giornata di ieri, è intervenuto da Bruxelles anche Mario Draghi spiegando che si tratta di una mediazione finalizzata a superare un blocco tout court, ma con in campo ammortizzatori sociali in linea con tutti gli altri paesi UE, come la Cig gratuita anche dopo il 1° luglio in cambio dell'impegno di non licenziare. 

Secondo le prime stime la nuova norma costerà circa 165 milioni di euro, interessando una platea potenziale di circa 380mila lavoratori beneficiari di aziende, alle quali viene concesso l’esonero dal versamento della contribuzione addizionale.

La reazione dei sindacati

Tranciante il commento del segretario della Cgil, Maurizio Landini: "Per noi la partita non è chiusa". Il leader della Cgil ribadisce il rischio che dal primo luglio vi saranno migliaia di persone senza lavoro e questo “perché il governo ha ascoltato un po' troppo Confindustria”. Landini lascia comunque aperto uno spiraglio:

"I testi non li abbiamo ancora visti. Il decreto dovrà essere poi discusso in Parlamento. Siccome lo stesso Presidente del Consiglio dice che il confronto con le parti sociali è ancora aperto, bene, noi non vogliamo trovarci difronte a migliaia licenziamenti perché non è questo il momento di aprire ulteriori fratture sociali nel Paese".

Sul piede di guerra anche il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri:

"Il range dei posti a rischio alla fine del blocco dei licenziamenti dal primo luglio va da 500.000 a 2 milioni. Si tratta di una bomba sociale".

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