54 intossicati in mensa aziendale: denunciati per commercio di alimenti nocivi
Si tratta di un 48enne romano e di un 50enne alessandrino.
Al termine di approfonditi accertamenti di polizia giudiziaria, sono stati denunciati per commercio colposo di sostanze alimentari nocive, in concorso, un 48enne, amministratore delegato di un’azienda che opera nel settore alimentare con sede a Roma, e un 50enne alessandrino, cuoco e responsabile dell’attuazione della normativa HACCP presso una ditta monferrina, dove, nel corso del recente periodo estivo, rimasero intossicati 54 dipendenti che avevano consumato il pasto presso la mensa aziendale.
Le indagini
La normativa HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points, ovvero “Analisi dei rischi e punti critici di controllo”) garantisce la salute e la sicurezza dei consumatori in riferimento al settore alimentare, che copre tutti i processi che riguardano la filiera, dalla produzione primaria alla vendita al pubblico.
L’attività di polizia giudiziaria è stata particolarmente lunga e articolata. Nella stessa giornata, subito dopo l’intossicazione alimentare, furono prelevati numerosi campioni di cibo dalla mensa aziendale e sentiti tutti i testimoni per ricostruire in modo preciso l’evento.
L’indagine è stata condotta congiuntamente dai Carabinieri del NOR della Compagnia di Casale Monferrato, dal NAS di Alessandria e dal personale del SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) dell’ASL di Alessandria per gli esami tecnico-sanitari, eseguiti presso tre laboratori presenti negli Ospedali di Torino e Tortona, che hanno permesso la ricostruzione esatta delle cause dell’intossicazione alimentare delle 54 persone.
Non rispettate le norme sanitarie
A seguire l’intero iter è stato uno specialista del S.I.A.N. (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) dell’ASL di Alessandria, a cui va il merito di aver condotto un’accurata indagine medica, partendo da esami microbiologici eseguiti sui pazienti e sugli operatori, arrivando a determinare una correlazione inequivocabile tra quanto accaduto e il mancato rispetto di alcune importanti norme sanitarie che avrebbero determinato la presenza nel cibo dei batteri del tipo stafilococco aureo.