Un'altra aggressione al carcere di Ivrea. A Torino il Sappe denuncia: "Atteggiamento antisindacale della direzione"
Malumore anche tra il personale in servizio nel carcere "Lorusso e Cutugno" di Torino

Ancora episodi di violenza all'interno della Casa circondariale di Ivrea con l'aggressione del personale di Polizia Penitenziaria.
L'aggressione nel carcere di Ivrea
A denunciare l'ennesima aggressione nel carcere piemontese è il Sappe: “Due detenuti di origine tunisina e marocchina si sono rifiutati di rientrare nelle proprie celle. I due sono stati invitati più volte a desistere dalla loro resistenza, ma agli inviti a fare rientro in cella hanno risposto con insulti, minacce e altre volgarità varie, cercando anche lo scontro fisico ponendosi faccia a faccia con i poliziotti. Molto professionalmente, il personale della sezione ha mantenuto la calma ed avvisato la sorveglianza generale che è subito giunta a supporto”, spiega Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Mentre uno dei due detenuti veniva fatto uscire dalla sezione per instaurare un dialogo costruttivo e comprendere le ragioni dei loro agiti, l’altro tentava di vincere la resistenza passiva oppostagli dal personale di polizia penitenziaria. Quindi, dapprima tentava di colpire al viso un agente con un pugno, per poi estrarre da una tasca una lametta con la quale ha provato più volte ad aggredire e ferire i presenti. Un collega è stato poi colpito alla schiena da un manico di scopa scagliato con forza in direzione del personale”, prosegue il sindacalista.
“Tornata la calma, i detenuti sono stati accompagnati in infermeria per gli accertamenti del caso e non rilevando alcun trauma o lesione il medico ha formulato una prognosi di giorni zero, disponendo il rientro in cella dei due. I due agenti destinatari dell’aggressione se la sono cavata rispettivamente con due e tre giorni di prognosi in conseguenza delle lesioni riportate. A rendere ancora più assurdo tutto quanto sono le motivazioni affermate dai due detenuti secondo cui ci sarebbe stato un lieve ritardo nell’apertura delle celle nelle ore precedenti”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe aggiunge: “E' fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per tutte le altre strutture detentive del Piemonte. Il Corpo di Polizia Penitenziaria, a Ivrea e in tutta la Regione, ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere”.
La situazione al carcere di Torino
Malumore anche tra il personale in servizio nel carcere "Lorusso e Cutugno" di Torino dove il Sappe denuncia "la penalizzazione del personale disabile da parte della direzione" e "un inaccettabile atteggiamento antisindacale"
“Da circa 3/4 mesi, il SAPPE ha constatato che da parte della direzione di Torino non vengono più intraprese le dovute risposte alle varie Organizzazioni sindacali in merito alle esaustive documentazioni sindacali. - spiega Santilli -Tante sono le criticità assodate dal SAPPE e segnalate dal personale. Portiamo ad esempio: organizzazione uffici alcuni settori; richiesta turni agevolati, richieste di congedo, cambio turni, esposizione fogli di servizio. Di tutto questo, nessuna risoluzione esaustiva è avvenuta. Per non parlare di situazioni delicate, come assistenza al coniuge. Casi in cui l'obbligo morale è fondamento della responsabilità sociale e deve essere adottato in alcune circostanze. Purtroppo, al carcere di Torino, lo stato di salute è peggiorato. Il comandante titolare non è sempre presente per i numerosi corsi di aggiornamento e componente di commissione. A Torino serve una figura stabile, che sia in grado di mantenere e riconoscere quell'equilibrio richiesti per il buon andamento della amministrazione, oramai svanito”.
Il sindacalista cita un esempio di penalizzazione di personale disabile: “Ci sono aspetti umani, in cui l'obbligo morale è cruciale nella costruzione di relazioni significative e sostenibili, sia in ambito personale che professionale. C’è il caso di un Agente scelto, convivente di una impiegata amministrativa del carcere attualmente in sedia a rotelle per un incidente, per il quale è stato richiesto verbalmente un posto di servizio esterno al carcere, più soddisfacente per aiutare/ sostenere nell'immediatezza propria compagna ad eventuali esigenze quotidiane. Stiamo parlando di una situazione comprensibile, ovvero lavorare all'esterno per consentire al collega o alla compagna di potersi mettere in contatto qualora si verificasse l'urgenza, ma ad oggi la sua richiesta non ha avuto alcun riscontro”.