Analisi dell'Iss

Il 50% dei casi in Piemonte sono variante inglese: finirà per soppiantare il Covid “normale”

Nessuna traccia invece, finora, per le varianti brasiliana e sudafricana che sono molto più pericolose.

Il 50% dei casi in Piemonte sono variante inglese: finirà per soppiantare il Covid “normale”
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Circola il virus in Piemonte, eccome, ma circola soprattutto la variante inglese che ha soppiantato per quasi la metà dei casi il Covid… “classico”. Ben il 48,2% dei campioni piemontesi analizzati in laboratorio negli ultimi giorni sono risultati mutanti, con la sequenza definita “inglese” appunto. C’è poco da stare allegri, visto che la variante inglese circola molto più velocemente (è più contagiosa) rispetto al virus normale. Non è però più mortale del solito Covid, ed è già qualcosa. Bisogna comunque affrettare il più possibile le vaccinazioni per evitare che la variante cambi ancora: più si diffonde più è probabile la mutazione.

I dati dell’indagine dell’Iss

Come riporta "Prima Torino", sono 41, cioè il 48,2% degli 85 campioni piemontesi prima analizzati e selezionati dai laboratori della Regione e poi sequenziati dall’Iss (Istituto Superiore di Sanità), individuati come casi di varianti inglesi. Sono questi i risultati della seconda “quick survey”, cioè dell’indagine coordinata organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, per stabilire una mappatura del grado di diffusione in Italia delle varianti inglesi, brasiliana e sudafricana nel Paese. C’è una importante differenza fra queste mutazioni genetiche: mentre la variante inglese è molto più veloce nel diffondersi e contagiosa, non fa registrare (a parità di casi) più morti; le altre due varianti invece, quella brasiliana e quella sudafricana, risultano anche più pericolose per la mortalità (sono più gravi insomma). Circola tantissimo la variante inglese in Piemonte, dunque.

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85 casi analizzati su 484

Il giorno preso in considerazione è quello del 18 febbraio 2021, quando sui 484 positivi ne sono stati fatti arrivare 85 a Roma, scelti solo tra quelli molecolari, derivanti dalla sorveglianza territoriale (escludendo quelli identificati tramite indagini ospedalieri e pre-ricoveri) e con un elevata carica virale. Non è emerso, quindi, nessun caso di variante né brasiliana, né sudafricana. Così l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Luigi Icardi:

“Con questa attività di monitoraggio in collaborazione tra l’Istituto Superiore di sanità e i nostri 14 laboratori abbiamo potuto avere un’ulteriore conferma della diffusione delle varianti inglesi sul nostro territorio, testimoniata peraltro anche dalla crescita dei contagi. Del resto, in previsione di questo rischio, avevamo già messo in campo misure preventive come l’obbligo di dichiarare il rientro da viaggi in zone a rischio e dando indicazioni specifiche alle Asl sul tracciamento e analisi delle varianti. Quello che ci conforta è che non siano emerse le altre due varianti più pericolose dal punto di vista sanitario, cioè quella brasiliana e quella sudafricana”.

 

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