Un’occupazione in crescita che fa registrare valori pre-pandemici e segnala una contrazione dei contratti atipici rispetto a quelli indeterminati. Contemporaneamente, però, un aumento dei posti di lavoro in settori a medio-bassa produttività che non richiedono alte qualifiche professionali.
I numeri del lavoro a Torino
È questo parte del quadro che emerge dal report “I numeri del lavoro a Torino. Rapporto annuale 2025”, presentato questa mattina a Palazzo Civico e analizzato nel corso di una tavola rotonda. Il rapporto, curato da Giorgio Vernoni di IRES Piemonte e a cui hanno collaborato anche Città di Torino, l’Agenzia Piemonte Lavoro, la Camera di Commercio di Torino e l’Inail, sottolinea che i dati sull’offerta di lavoro diffusi dall’ISTAT segnalano per Torino una convincente ripresa dell’occupazione, +4% nel 2024, pari a circa 15mila occupati in più, valori che di fatto riportano il capoluogo piemontese ai livelli registrati prima della pandemia e che, tra le abituali città benchmark del Nord Italia, trovano riscontro soltanto a Milano. Inoltre, dal punto di vista della qualità contrattuale del lavoro, questo recupero si caratterizza per la riduzione della quota di lavoro atipico, in contrazione di tre punti percentuali rispetto al 2019, fino al 24% del totale.
Dall’altro lato, però, il livello di qualificazione professionale dell’occupazione rispetto al 2019 segnala una contrazione della quota di lavoratori più qualificati (dal 49% al 44%), in favore del personale intermedio (dal 29 al 33%) e a bassa qualificazione (dal 21% al 23%), anche se tre quarti degli occupati a Torino restano comunque impegnati in posizioni a media e ad alta qualificazione.
Anche l’analisi della composizione settoriale dell’occupazione segnala rispetto al 2019 delle variazioni significative, a partire dall’aumento dell’occupazione nei servizi alle imprese di quasi cinque punti percentuali, mentre i servizi alle persone e di pubblico interesse arretrano (dal 30% al 28%) e quelli di alloggio e ristorazione restano stabili.
Nel report, inoltre, si legge che il comparto commercio perde terreno (dal 15% al 13%), così come l’industria (dal 20% al 19%).
Oltre all’occupazione, torna a crescere anche la popolazione (+0,7%, pari a circa 6.000 abitanti in più). L’aumento, si legge nel rapporto, è da ascrivere esclusivamente al miglioramento dei saldi anagrafici con le altre regioni e con l’estero, a fronte di un saldo naturale sempre negativo. I saldi migratori con le altre regioni e con l’estero ricoprono pertanto un ruolo preminente nella determinazione delle sorti socio-economiche del capoluogo e compensano la contrazione della popolazione in età da lavoro. Con i suoi 137mila abitanti stranieri, Torino ha assunto connotati multiculturali comuni a molte medio-grandi città europee.
Sul tema istruzione e offerte di lavoro, i dati relativi al 2024 sono in linea con l’andamento di medio-lungo periodo e mostrano un ulteriore aumento dei laureati a scapito della popolazione con basso livello di istruzione. Il 33% della popolazione tra 25 e 64 anni residente a Torino possiede un titolo di studio terziario (il 41% un diploma secondario, il 26% un titolo dell’obbligo) e tra gli occupati nella stessa classe di età la quota di laureati sale al 38%.
Rispetto ad altre grandi città del Nord Italia, però, Torino presenta una differenza evidente: se a Bologna e Milano metà della popolazione in età da lavoro è laureata, a Torino questo dato si ferma a un terzo. Il divario risulta più netto tra i giovani adulti (25-44 anni): il 44% dei torinesi possiede un titolo terziario, contro il 60% dei coetanei milanesi e bolognesi. La minore presenza di giovani laureati si accompagna a un minor peso di questa fascia di età sul totale della popolazione attiva: 43% a Torino, rispetto al 47-48% di Milano e Bologna.
Le donne, invece, fanno registrare livelli di istruzione mediamente più elevati dei maschi: il 32% sono laureate, contro il 24% degli uomini. Il divario si amplia tra gli occupati, dove il 44% delle donne possiede un titolo terziario, a fronte del 30% degli uomini.
Il sistema degli atenei funziona ma occorre lavorare per trattenere i neolaureati sul territorio. Torino è a tutti gli effetti una città universitaria capace di attrarre circa 36.000 studenti non residenti in Piemonte. Tuttavia la capacità di retention degli studenti fuori sede sul territorio a un anno dal titolo è limitata dall’offerta e dai livelli retributivi del mercato del lavoro locale, se paragonati con l’estero.
Sul sistema imprese, nel 2024 quelle registrate a Torino evidenziano un lieve calo rispetto all’anno precedente, ma nel lungo periodo si osserva un’evoluzione positiva, caratterizzata da relativa stabilità: si è infatti passati da 107.815 imprese nel 2015 a 108.862 nel 2024. Si conferma anche la tendenza verso una crescita dimensionale delle imprese e il passaggio a forme giuridiche più organizzate.
Guardando alle caratteristiche di titolarità e composizione societaria, con particolare attenzione al grado di partecipazione femminile, giovanile e straniera, non si rilevano significative variazioni, fatta eccezione per l’ulteriore aumento del peso delle imprese di persone straniere: nel 2024 a Torino sono arrivate ad essere il 21% del totale, il doppio rispetto al resto del Piemonte.
I dati sulle persone in condizione di “disoccupazione amministrativa”, ossia il flusso delle persone disponibili al lavoro che hanno reso la Dichiarazione di immediata disponibilità presso i due Centri per l’impiego di Torino, segnalano un aumento rispetto all’anno precedente fino a quota 45.981 (+2%), da ascrivere principalmente all’intensificazione delle politiche attive del lavoro e alla maggiore proattività delle persone, favorita dal miglioramento del quadro occupazionale.
A rivolgersi con più frequenza ai Centri per l’impiego sono in particolare i giovani fino a 29 anni (+8% rispetto al 2023) e, in linea con quanto emerge dall’analisi dei saldi anagrafici con l’estero, gli stranieri (+5%), in particolare extracomunitari (+9%), mentre diminuisce ancora il flusso di cittadini comunitari (-6%).
Aumenta anche il flusso di disponibili al lavoro con titoli di studio universitari (+2% rispetto al 2023), anche questo un dato coerente con il miglioramento dei livelli di istruzione della popolazione, che rappresentano ormai quasi il 18% del totale, anche se sono sempre le persone con titoli dell’obbligo a costituire il gruppo più consistente (45%). Nel complesso, si può parlare di un progressivo innalzamento del livello di istruzione degli utenti dei Centri per l’impiego.
I nuovi dati rilevati dall’osservatorio a livello sub comunale forniscono delle informazioni utili per la pianificazione territoriale, delle politiche e dei servizi. Le due circoscrizioni in cui si registra la maggior quota di persone disponibili al lavoro sono la 5 – Borgo Vittoria, Madonna di campagna, Vallette (15%) e la 6 – Barriera di Milano, Regio Parco, Falchera (17).
Sul fronte della sicurezza sul lavoro, i dati raccolti dall’INAIL nel biennio 2023-2024 indicano un progressivo recupero dei livelli infortunistici precedenti la pandemia. Nel 2024 gli infortuni denunciati (9.779) sono diminuiti dell’1% circa e i casi mortali si sono attestati sui valori minimi della serie storica (1,1 ogni 1.000 denunce). Le caratteristiche degli infortuni e degli infortunati rispecchiano la specializzazione settoriale e professionale del capoluogo, con una maggior concentrazione infortunistica nella produzione di servizi, sebbene l’impatto dei settori produttivi a maggior rischio specifico – trasporti, costruzioni e manifattura – resti comunque evidente.
Un’altra evidenza a cui prestare attenzione è l’età degli infortunati, in tendenziale aumento anche per l’invecchiamento delle forze di lavoro: nel 2024 circa il 20% delle denunce ha riguardato lavoratori di 55 anni ed oltre.