Guerra in Ucraina, Coldiretti: "L'aggressione russa è costata 13 miliardi a tavola"
Da +50 zucchero a +46% olio di semi
L’aggressione russa all’Ucraina è costata alle famiglie italiane 13 miliardi di euro solo a tavola, a causa del caro prezzi scatenato dai rincari energetici e dalle tensioni internazionali legati al conflitto. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat diffusa in occasione del primo anniversario dell’invasione voluta a Putin.
Secondo l’analisi Coldiretti in cima alla classifica dei prodotti che hanno subito i maggiori rincari a gennaio 2023 rispetto all’anno precedente c’è lo zucchero con un +54% davanti all’olio di semi (+46%), soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al terzo posto c’è il riso con un +39%. Seguono il latte a lunga conservazione (+35%), il burro in crescita del 34%, la margarina (+28%), i formaggi freschi (+28%), il pane confezionato (+24%), il latte fresco parzialmente scremato (+22%) e le uova (+21%).
Il risultato dell'anno
Il risultato è che nell’anno di guerra gli italiani hanno speso 2,6 miliardi in più per mettere in tavola pane e pasta, ma anche la verdura è costata 2,3 miliardi in più, mentre per la carne si è avuto un esborso aggiuntivo di 2,2 miliardi rispetto allo scorso anno.
Al quarto posto ci sono latte formaggi e uova con 1,8 miliardi di esborso aggiuntivo che precedono il pesce, rincarato di un miliardo tondo, e la frutta (+0,9 mld). Seguono olio, burro e grassi (+0,8 mld), che è però la categoria che nel 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi, e le bevande analcoliche (dal caffè alle acque minerali fino ai succhi) con un +0,8 mld. Chiudono la classifica degli aumenti a zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci (+0,4 mld) e sale, condimenti e alimenti per bambini (+0,2 mld).
“Le difficoltà si estendono dalle tavole alle campagne dove il 34% delle aziende agricole si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo mentre il 13% è addirittura in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività per i forti aumenti dei costi di produzione. La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori. Da qui l’esigenza di raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Una situazione che evidenzia le difficoltà delle aziende agricole costrette a fare i conti con compensi in calo e alle prese con i problemi causati alle produzioni dai cambiamenti climatici.
“Una situazione difficile a cui si sommano gli aumenti dei costi, a partire dal riscaldamento delle serre, ma anche dei carburanti, dell’energia, i fitofarmaci e i fertilizzanti, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste, alla carta per bollini ed etichette fino al legno o al cartone ondulato per le cassette – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.