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112, un solo numero per ogni emergenza: così funziona il sistema piemontese

Dietro un numero unico si nasconde una macchina complessa e tecnologicamente avanzata che salva vite ogni giorno

112, un solo numero per ogni emergenza: così funziona il sistema piemontese

Andrea Mina, direttore del Servizio di Emergenza territoriale 118 di Alessandria e Asti, ospite nel nostro programma Filo Diretto ci spiega come funziona la complessa macchina dell’emergenza.

Dalla geolocalizzazione alla videochiamata

Il numero 118, un tempo simbolo delle urgenze sanitarie, oggi confluisce nel 112, il numero unico europeo per le emergenze. In caso di bisogno, l’operatore dell’112 localizza subito la chiamata e smista la richiesta ai servizi competenti — sanità, vigili del fuoco o forze dell’ordine.
La localizzazione è il primo passo cruciale: tramite smartphone, rete fissa o SMS in zone isolate, il sistema è in grado di individuare quasi al millimetro la posizione dell’utente. Un’evoluzione che riduce tempi e margini d’errore, specialmente nelle aree montane o rurali.
Una novità recente è la videochiamata unidirezionale: gli operatori possono vedere la scena e guidare chi chiama nelle prime manovre di soccorso, come nel caso di un boscaiolo salvato grazie alle istruzioni ricevute in diretta.
Il 112 è dunque molto più di un numero: è il punto d’ingresso di una rete tecnologica e umana, costruita per intervenire con precisione e tempestività in ogni tipo di emergenza.

Dentro la catena dei soccorsi

Ogni chiamata d’emergenza attiva una catena di decisioni rapide. L’operatore dell’emergenza valuta le risposte del cittadino e, in base alla gravità, invia il mezzo più adatto: dall’ambulanza di base fino all’elisoccorso.
Le domande — spesso percepite come una perdita di tempo — servono invece a determinare il livello di rischio e a indirizzare le risorse con efficienza. Mentre il chiamante risponde, un secondo operatore avvia già la missione del mezzo più vicino.
Il sistema piemontese poggia su una rete mista: volontari formati per i soccorsi di base e professionisti sanitari (medici e infermieri) per le emergenze più gravi. L’elicottero resta il mezzo più veloce, ma dipende dalle condizioni meteo e viene integrato da una fitta presenza di ambulanze sul territorio.
Ogni intervento è il risultato di una macchina ben oliata, dove la precisione e la collaborazione sono essenziali per trasformare una semplice telefonata in un salvataggio riuscito.

Emergenza di personale e passione per il mestiere

Nel servizio di emergenza territoriale di Alessandria e Asti mancano circa la metà dei medici necessari, ma la qualità del soccorso non ne risente. Andrea Mina  sottolinea come la competenza del personale infermieristico e la collaborazione tra aziende sanitarie garantiscano la continuità operativa.
Nel solo 2024, la centrale operativa ha gestito 71.000 chiamate, pari a circa 200 al giorno. Il 70% riguarda codici verdi — problemi minori o assistenziali — mentre i casi più gravi restano sotto il 10%.
Dietro ai numeri, però, c’è un aspetto umano forte: molti operatori arrivano all’emergenza per passione, spesso coltivata fin da giovani. Mina stesso racconta di aver scelto questa strada spinto da vocazione: “Ogni vita salvata è una gratificazione che ripaga di notti, festività e sacrifici personali”.
Un racconto che mostra il volto autentico della sanità d’urgenza: tra carenze strutturali e impegno quotidiano, la differenza la fanno ancora le persone.