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Due donne, una voce ritrovata: quando l’amicizia diventa cura

Il libro "Due Borse di Noci" racconta non solo una storia di amicizia, ma anche un percorso profondo di riscoperta della fede

Due donne, una voce ritrovata: quando l’amicizia diventa cura

Dal dolore condiviso alla rinascita: la storia vera che ha dato vita al libro “Due borse di noci” raccontata a Filo Diretto dalle autrici Antonietta Migliaccio ed Elisabetta Caracciolo.

L’incontro e la nascita del libro

Ci sono incontri che nascono per necessità e finiscono per cambiare il corso delle cose. È il caso di Antonietta Migliaccio, logopedista del Centro Borsalino di Alessandria, ed Elisabetta Caracciolo, arrivata da lei dopo un percorso clinico drammatico. Nel 2022 Elisabetta affronta un tumore al polmone complicato da altre tre operazioni d’urgenza. Durante l’ultima, la recisione accidentale di una corda vocale la priva quasi totalmente della voce. È così che, dopo mesi di riabilitazione fallita, si rivolge ad Antonietta.

Quello che nasce come percorso terapeutico si trasforma però in qualcosa di più profondo. Le due donne iniziano a condividere le loro esperienze personali e scoprono ferite sorprendenti per somiglianza e intensità. In quel periodo, infatti, Antonietta ha appena affrontato un lutto immenso: nel giro di pochi mesi perde il marito, i genitori di lui e il cognato, tutti colpiti dal Covid. La professionista che accoglie Elisabetta è una donna provata, ma anche capace di una straordinaria presenza umana.

Dalla confidenza reciproca nasce l’idea di raccontare le loro storie in un libro “Due borse di noci” che intreccia ricordi d’infanzia, caratteri opposti e complementari, e un’amicizia che si consolida fino a diventare famiglia. Il titolo richiama la metafora di una barca guidata da due remi: talvolta è uno a sostenere l’altro, talvolta accade il contrario. L’essenza, però, è il viaggio condiviso.

Il romanzo restituisce la bellezza di un rapporto nato quasi per caso, ma fondato sulla forza delle fragilità e sulla capacità di farsi spazio nella vita dell’altro senza pretese. Un messaggio universale che parla di empatia, coraggio e cura reciproca. Perché, come insegnano Antonietta ed Elisabetta, alcune amicizie non si scelgono: accadono, e basta.

Quando la fede nasce dal buio

La testimonianza di Elisabetta Caracciolo riporta l’attenzione su un tema spesso difficile da raccontare: quello della fede che si riaccende quando tutto sembra perduto. Durante le lunghe settimane in terapia intensiva, dopo quattro operazioni e con una probabilità di sopravvivenza ridotta al 10%, vive esperienze che lei stessa definisce “miracolose”. Visioni di luce, la sensazione di essere accompagnata da persone care defunte, e l’immagine di una chiesa piena di fedeli che pregano per lei la convincono che la sua vita stia seguendo un disegno più grande. È l’inizio di un percorso che la porterà, anni dopo, a ricevere battesimo e cresima nella Chiesa cattolica.

Accanto a lei, la logopedista Antonietta affronta un cammino diverso ma parallelo. Cresciuta nella tradizione cattolica, nel momento della morte prematura della madre aveva smesso di pregare, vivendo una fase di distanza spirituale. La perdita improvvisa del marito e di gran parte della famiglia allargata, nel 2022, la mette di fronte a un dolore enorme. A riportarla verso la fede è inizialmente la cognata, ma l’incontro con Elisabetta completa quel processo di ritorno alla speranza.

Le due autrici leggono il loro incrocio come un segno: “nulla accade per caso”, affermano. Il libro stesso diventa testimonianza di questa convinzione. Il messaggio che emerge è che la fragilità può generare legami inattesi e che la spiritualità, qualunque forma assuma, è spesso un modo per rimettere ordine nelle ferite e trovare nuovi significati.

In un mondo che corre veloce e lascia poco spazio all’interiorità, la loro storia ricorda che la fede non sempre è un punto di partenza: a volte è un luogo in cui si ritorna, dopo aver attraversato la tempesta.