La lettera di un papà alla Meloni: "Non c'è posto al nido per mia figlia, costretto a pensare al licenziamento"
Non potendo iscrivere la bimba al nido di Alessandria la famiglia Ruvolo sta pensando di lasciare Casal Cermelli
Domenico Ruvolo sta smuovendo mari e monti per risolvere l'assurda situazione in cui si trova insieme alla moglie.
La lettera del medico a Giorgia Meloni
Il medico rianimatore vive insieme alla sua famiglia a Casal Cermelli e lavora all'ospedale di Alessandria, così come sua moglie Domenica, anche lei medico. Sono genitori di due bimbe rispettivamente di 7 anni e 7 mesi. Per la più piccola era stata fatta una richiesta per l'inserimento al nido comunale di Alessandria, ma la piccola è finita in lista d'attesa come prima dei non residenti ad Alessandria.
Ruvolo spiega tutta la situazione in una mail sottoforma di Pec che invia al Sindaco di Casalcermelli, di Alessandria, al Presidente della Regione Piemonte Cirio e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.
Nella mail il medico spiega di essersi subito attivato per un piano B. Peccato che ad Alessandria e dintorni tutti gli asili privati siano già pieni.
Discriminati perché di un altro Comune
Preso dalla disperazione Domenico Ruvlo scrive nella mail:
La cosa che mi chiedo è la seguente: è possibile che una bambina e una coppia di genitori venga discriminata solo perché vive in un comune senza Asili Nido? È possibile che due medici (che sono certo Lei saprà di questi tempi sono merce assolutamente rara ed eccezionale, a maggior ragione quelli operanti nel comparto emergenza-urgenza) siano costretti per ostacoli burocratici a prendere decisioni drastiche quali il licenziamento e il ritorno in terra madre?
Una decisione del genere, dovuta al fatto che a gestire le piccole siamo solo io e mia moglie, porterà a depotenziare due gruppi lavorativi già estremamente carenti da un punto di vista del personale (rianimazione e pronto soccorso generale dell'ospedale SS Antonio e Biagio e C Arrigo di Alessandria).
E' un aiuto quello che il medico chiede, ma è anche una presa di coscienza. Perché la situazione è tale che i due genitori stanno valutando anche un possibile licenziamento. Una mossa disperata per diverse ragioni, compresa la consapevolezza di danneggiare la funzionalità dell'ospedale.