Nel nostro programma Filo Diretto torniamo a parlare dell’Università del Piemonte Orientale, e del suo ruolo come motore di sviluppo culturale e internazionale, insieme al professore Stefano Saluzzo, docente di Diritto Internazionale all’Upo.
Il ruolo dell’UPO di Alessandria
Il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche dell’UPO, prima realtà accademica insediata in città, sta trasformando Alessandria in un centro accademico dinamico e aperto al mondo.
Le sue aule accolgono un numero crescente di studenti provenienti da tutta Italia, contribuendo a rendere la città più viva, giovane e culturalmente attiva.
Il professor Stefano Saluzzo, docente di Diritto Internazionale e presidente del corso di laurea, racconta come l’università stia crescendo sia sul piano formativo sia su quello delle relazioni internazionali. Tra i progetti più significativi figura “Speak for Nature”, iniziativa europea che coinvolge università europee e sudamericane nella ricerca sulla giustizia ecologica e sulla tutela giuridica della natura.
Per gli studenti si aprono nuove prospettive di mobilità, esperienze all’estero e percorsi formativi multidisciplinari. Il corso di laurea, infatti, non si limita più alle tradizionali carriere forensi, ma prepara professionisti capaci di affrontare i temi emergenti del diritto ambientale, tecnologico e sociale.
“Studiare diritto”, spiega Saluzzo, “significa acquisire una chiave di lettura critica del mondo”. Una visione umanistica che restituisce alla formazione giuridica il suo valore più profondo: comprendere la realtà per migliorarla.
Diritto internazionale tra ideali e realtà
Nato dopo la Seconda guerra mondiale per garantire pace e stabilità, il diritto internazionale si fonda su un principio tanto nobile quanto fragile: la volontà degli Stati di rispettare le regole che essi stessi accettano. Il professor Stefano Saluzzo spiega che l’ordinamento internazionale non dispone di un’autorità sovrana capace di imporre le proprie decisioni, e questo ne limita spesso l’efficacia.
La Corte Penale Internazionale, per esempio, può emettere mandati d’arresto contro capi di Stato accusati di crimini di guerra, ma senza la collaborazione degli Stati non può farli eseguire. Le logiche politiche, più che quelle giuridiche, decidono spesso il destino delle norme.
Eppure, ricorda Saluzzo, il diritto internazionale rimane “un progetto da prendere sul serio”: un sistema costruito sulla dignità umana, che vieta tortura, genocidio e schiavitù, e che rappresenta un argine indispensabile alla violenza e all’arbitrio. Screditarlo, come fanno alcuni leader politici, significa minare la credibilità stessa dell’idea di diritto.
Nel mondo globalizzato, dove i conflitti si moltiplicano e la pace sembra sempre più precaria, la sfida non è abbandonare le regole, ma pretendere che vengano rispettate.
Palestina e Israele: il difficile cammino verso due Stati
A due anni dall’attacco di Hamas, il dibattito sul riconoscimento della Palestina torna al centro della scena internazionale. Il professor Stefano Saluzzo, esperto di diritto internazionale, spiega che il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di oltre 130 Paesi ha un forte valore politico, ma non basta da solo a creare uno Stato pienamente sovrano.
Secondo il diritto internazionale, per essere considerato tale, uno Stato deve avere un territorio definito, una popolazione stabile e un’autorità effettiva. La Palestina, sottoposta da decenni a occupazione e frammentazione, non riesce ancora a soddisfare pienamente questi criteri. Tuttavia, il principio di autodeterminazione dei popoli, sancito dalle Nazioni Unite, le riconosce il diritto all’indipendenza.
L’idea dei due Stati, Israele e Palestina, oggi appare sempre più difficile da concretizzare. Le colonie israeliane, la costruzione del muro e le divisioni interne rendono arduo immaginare una separazione territoriale sostenibile. Eppure, osserva Saluzzo, il riconoscimento internazionale mantiene un valore simbolico importante: riafferma che la pace e la sovranità dei popoli restano obiettivi possibili, anche in un contesto di profonda crisi.