La crisi di Acciaierie d’Italia torna al centro del dibattito. Le incertezze su Taranto e la mancanza di decisioni strutturali preoccupano Novi Ligure e il sindaco Rocchino Muliere, ospite nella puntata di oggi di Filo Diretto.
Il futuro dell’ex Ilva e di Novi
La situazione dell’ex Ilva continua a presentarsi complessa e piena di incognite. Le notizie sull’eventuale fermo dell’unico altoforno ancora attivo a Taranto alimentano timori su un possibile blocco totale della produzione. Un evento che, oltre a segnare un passaggio critico per l’industria siderurgica nazionale, avrebbe ripercussioni dirette su territori come Novi Ligure, dove lo stabilimento collegato impiega circa 550 lavoratori tra diretti e indotto.
Per il sindaco Rocchino Muliere, la priorità è chiara: garantire una prospettiva industriale stabile. In questa fase lo Stato deve svolgere un ruolo determinante di sostegno, ma non può restare l’unico attore. Secondo l’amministrazione, occorre un coinvolgimento di investitori privati o gruppi industriali in grado di assicurare competenze, capitali e continuità operativa. La difficoltà nel reperire soggetti interessati è dovuta soprattutto alle incertezze sulla riconversione energetica: la transizione richiede ingenti investimenti e decisioni chiare su infrastrutture come il rigassificatore nel porto di Taranto, oggi oggetto di opposizioni locali.
Per Novi, il destino della produzione siderurgica è tutt’altro che marginale. Lo stabilimento rappresenta un pilastro dell’economia cittadina, sia per dimensioni dell’area sia per l’impatto occupazionale. Qualora Taranto non raggiungesse una soluzione sostenibile e si arrivasse allo smantellamento, anche i siti liguri dovrebbero ripensare la propria funzione all’interno delle filiere produttive. Una prospettiva che l’amministrazione definisce un errore strategico per il Paese, proprio in un momento in cui la domanda di acciaio resta elevata.
La richiesta, quindi, è rivolta al Governo: chiarire la linea industriale nazionale, sostenere la fase di transizione e favorire l’ingresso di partner privati che possano garantire futuro allo stabilimento. La siderurgia rimane, per Novi, una questione di lavoro, identità e sviluppo industriale.
Tangenziale, servono gli ultimi 8 milioni
Da anni la città attende la realizzazione della tangenziale, considerata fondamentale per alleggerire il traffico pesante che quotidianamente attraversa il centro urbano. La crescita delle attività industriali e il ruolo logistico del territorio hanno intensificato la pressione veicolare, rendendo la situazione sempre più difficile sul piano ambientale, viabilistico e della qualità della vita.
L’opera dispone già di una quota consistente di finanziamento: 19 milioni di euro stanziati in passato. Ma l’aumento dei costi di realizzazione ha generato un disavanzo stimato in circa 8 milioni, che al momento mancano per avviare il cantiere. Il Sindaco Muliere sottolinea come l’amministrazione comunale sia disponibile a riallocare proprie risorse, rinunciando anche ad altri interventi previsti. Tuttavia, senza la partecipazione di Regione, RFI e Governo, non sarà possibile chiudere il quadro finanziario.
L’urgenza non riguarda solo la viabilità. La tangenziale rappresenta anche una condizione essenziale per governare lo sviluppo della logistica, evitando forme di occupazione incontrollata del territorio. Senza una pianificazione adeguata, l’area rischia di essere consumata da grandi installazioni, come campi fotovoltaici estensivi, senza reali benefici occupazionali o urbanistici per la comunità.
L’appello lanciato dalla giunta è quindi duplice: da un lato, assicurare un intervento infrastrutturale che la città attende da troppo tempo; dall’altro, costruire una politica territoriale che valorizzi le potenzialità economiche di Novi senza comprometterne l’identità e la qualità ambientale.
Secondo l’amministrazione, la tangenziale non è un tema politico ma di buonsenso. La richiesta è che prevalga una visione condivisa e pragmatica, in grado di sbloccare l’opera e accompagnare lo sviluppo futuro del territorio.
Novi tra cantieri e tradizioni
Tra interventi urbanistici e appuntamenti culturali, Novi Ligure affronta una fase di rinnovamento che coinvolge spazi, abitudini e memorie collettive.
Il volto urbano di Novi Ligure sta cambiando. Vari cantieri interessano luoghi centrali della città, con l’obiettivo di restituire spazi rinnovati e più funzionali alla vita quotidiana. Tra questi, il Parco Castello, dove i lavori sono ripartiti dopo il subentro di una nuova impresa: l’intervento dovrà rispettare la scadenza del PNRR fissata al 30 giugno 2026. Anche l’ex Cavallerizza è in trasformazione, con un percorso di recupero che punta a restituire valore a un’area che rappresenta un patrimonio storico e paesaggistico.
Sul fronte della rigenerazione urbana rimane aperta la questione dell’ex Macello civico, oggi in disuso. L’amministrazione sta valutando un’operazione di permuta con l’area attualmente occupata da un supermercato, ipotesi che consentirebbe di liberare uno spazio strategico per nuovi servizi e funzioni pubbliche. Il progetto sarà presentato al Consiglio comunale solo quando accompagnato da un piano economico sostenibile e vantaggioso per la collettività.
Parallelamente, la città vive una stagione culturale vivace. Il Teatro Marenco ospita prosa, danza e musica, confermandosi come uno dei centri più attivi della vita culturale locale. A breve, inoltre, si svolgerà la tradizionale Fiera di Santa Caterina, appuntamento storico che segna l’inizio del periodo natalizio e richiama cittadini e visitatori. Quest’anno, il Luna Park è ospitato nello spazio nel piazzale della caserma Giorgi, per lasciare libero l’area interessata dai lavori in corso.
Tra cantieri, ricordi e nuove prospettive, Novi si muove lungo un percorso di rinnovamento che cerca di tenere insieme identità storica e sviluppo urbano. Una transizione che richiederà ancora pazienza e collaborazione, ma che punta a restituire alla comunità luoghi rinnovati e più vivibili.