Vaccino anti Covid

Terza dose sì o no? Cosa dicono gli esperti e come si sta organizzando il mondo

Da Israele, che è già partita con i richiami, arrivano i primi dati. L'annuncio del ministro Speranza sul tema.

Terza dose sì o no? Cosa dicono gli esperti e come si sta organizzando il mondo
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Il tema della terza dose di vaccino anti Covid è molto attuale. Alcuni Paesi nel mondo hanno deciso di partire con le inoculazioni ulteriori, mentre l'infezione - complice la variante Delta - ha ripreso a galoppare. Altro fattore significativo da considerare è legato alla durata della protezione garantita dal siero: il nostro personale sanitario che si è sottoposto a inoculazione a febbraio 2021, per esempio, per quanto risulterà protetto?

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Terza dose: cosa succede nel mondo?

Israele, che ha fatto da apripista con le vaccinazioni massive anti Covid, è già partito con le terze dosi. Lo scorso fine settimana, il ministero della Salute israeliano ha pubblicato una prima serie di dati che sembra confermare gli effetti positivi della somministrazione di una terza dose del vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech, fra chi ha più di 60 anni. Lo studio ha rilevato un miglioramento significativo nella protezione contro l’infezione da coronavirus e le forme gravi di COVID-19, rispetto a chi aveva ricevuto solamente le due dosi.

Dati ai quali il resto del mondo guarda con grande attenzione, potrebbero infatti risultare fondamentali per orientarsi su un'eventuale terza somministrazione per rinforzare la protezione offerta dalla vaccinazione.

A non avere dubbi anche il presidente degli Usa Joe Biden, che nei giorni scorsi ha annunciato la volontà di ricorrere alla terza dose anche per gli statunitensi. Gli States punto a iniziare a distribuire ad ampio raggio le terze dosi di vaccino anti Covid dal 20 settembre, come spiegano le autorità sanitarie:

"I dati disponibili mostrano chiaramente che la protezione contro l'infezione da coronavirus diminuisce con il tempo, e in coincidenza con la variante Delta, iniziamo a vedere una protezione ridotta contro la malattia in forma moderata e lieve. Abbiamo concluso che un richiamo sia necessario per massimizzare la protezione da vaccino e prolungare la sua durata" spiegano la direttrice dei centri per la Prevenzione delle malattie (Cdc), Rochelle Wakensky, e il capo della Food and drug administration (Fda), Janet Woodcock.

L'inoculazione della terza dose di Pfizer o Moderna, si spiega, dovrà quindi essere effettuata otto mesi dopo la seconda. Secondo il piano la dose di richiamo spetterà per prima agli anziani ricoverati nelle case di cura, agli over 65 e al personale sanitario. A seguire il resto della popolazione già vaccinata.

Direzione che anche la Francia intende percorrere: la Haute Autorité de Santé (HAS), l’ente nazionale che si occupa di salute, ha infatti raccomandato la somministrazione di una terza dose di vaccino contro il coronavirus a tutte le persone con più di 65 anni e a quelle a rischio di sviluppare forme più gravi della COVID-19. In un comunicato la HAS ha precisato che la terza dose dovrà essere somministrata almeno sei mesi dopo aver ricevuto la seconda; ha inoltre raccomandato di somministrare una dose di un vaccino a mRNA alle persone che sono state vaccinate col vaccino monodose di Johnson & Johnson, almeno quattro settimane dopo la prima somministrazione.

Medesima linea per la Germania, che da settembre partirà con i richiami per fragili e anziani.

E l'Italia?

L'Italia come intende regolarsi? Nelle ultime ore a rompere gli indugi sul tema è stato il ministro della Salute Roberto Speranza:

"La terza dose si farà, per gli immunodepressi, per i trapiantati e probabilmente per gli over 80. C'è una discussione all'interno del Cts e anche se non c'è ancora un'indicazione perentoria di Ema ed Aifa, credo che si farà".

Speranza ha inoltre chiarito:

"Sicuramente si dovrà fare, ma prima dobbiamo concentrarci su chi non si è ancora sottoposto a prima dose di vaccino; presumibilmente inizieremo il terzo giro dai più fragili".

Cosa dicono gli esperti?

Qual è la posizione degli scienziati rispetto al terzo richiamo vaccinale anti Covid? I dati forniti da Israele paiono andare nella direzione che ne conferma l'ultilità.

"Sarà necessaria o quanto meno utile per quanto riguarda alcune categorie. Non possiamo pensare di farla a tutti. Non si farà una terza dose di massa ma una terza dose selettiva. Secondo gli studi si arriverebbe massimo ad un 5% della popolazione, come per gli immunodepressi, gli oncologici ecc. Anche definire il 'quando' per una terza dose è importante. Una terza dose ad un anno di distanza sarebbe un 'richiamo', come quello che facciamo per l'influenza", ha detto Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova.

Laconico sul tema Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all'università Cattolica di Roma:

"Prima o poi la terza dose andrà fatta in tutto il mondo. Serve produrre di più".

Possibilista anche Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico:

Per la terza dose di vaccino anti Covid è dimostrato scientificamente l’effetto booster, che stimola i linfociti di memoria. Sarà sicuramente necessaria al più presto per gli immunodepressi con ridotta funzionalità del sistema immunitario. Dunque chi ha ricevuto un trapianto di organo solido, che ha una patologia oncoematica o con compromissione della risposta immunitaria. Appena sarà completata la campagna vaccinal in corso, considerando che ancora molte persone non si sono sottoposte alla prima dose, si potrà valutare se e quando dare la terza dose ai pazienti fragili e alle categorie lavorative più a rischio. Anche perché le informazioni raccolte sul vaccino di Pfizer-BioNTech sono largamente rassicuranti.

Più scettico l'infettivologo Massimo Galli:

"Non esiste ancora materiale scientifico sufficiente per dire che è una cosa che ha senso fare come provvedimento di massa. Eventualmente accertiamo la condizione di risposta immunitaria di questo vaccino alla categoria di persone molto fragili e valutiamo se fare loro un'altra dose, ma non è detto che rispondano alla terza dose".

Il no dell'Oms

Chi invece ha una posizione netta sul tema è l'Oms:

"Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei paesi ricchi, perchè non aiuterà a rallentare la pandemia. Togliendo dosi alle persone non vaccinate i booster favoriranno l'emergere di nuove varianti. Ci sono abbastanza vaccini per tutti, ma non stanno andando nel posto giusto al momento giusto. Due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il mondo prima che i richiami vengano dati a chi ha completato il ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione".

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