A sentenza l’infermiere accusato di aver ucciso un paziente in corsia

E' successo all'ospedale di Carmagnola. Accusato di aver somministrato una fiala di Midazolam che ha provocato una crisi mortale.

A sentenza l’infermiere accusato di aver ucciso un paziente in corsia
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Discussione domani mattina

E’ fissata per domani, mercoledì, l’udienza che vede come imputato Mauro Capra, un infermiere in servizio all’ospedale di Carmagnola nell’ottobre del 2015.
Gravissima l’accusa della quale deve rispondere: omicidio volontario di un anziano paziente ricoverato, Giovanbattista Tuninetti, 87 anni, pensionato Fiat residente a Carmagnola.

L’uomo era arrivato in Pronto Soccorso a causa di alcuni ricorrenti attacchi di vertigini. Vista l’età, i medici (che pure non avevano riscontrati particolari problemi di salute) lo avevano volto ricoverare in osservazione. Ma due notti dopo, l’uomo è deceduto senza che le sue condizioni di salute giustificassero tale esito.
Lì per lì, però, nessuno ebbe dubbi su eventuali responsabilità dell’ospedale e di qualcuno del personale.

Salma riesumata due mesi dopo la sepoltura

A far affiorare dubbi sulla sua morte fu l’esposto di una tirocinante che aveva segnalato il comportamento anomalo di Capra sia poco prima che durante le fasi concitate della rianimazione dell’anziano. La direzione sanitaria passò l’esposto alla Procura di Asti, competente per territorio e il fascicolo venne affidato al pm Laura Deodato che dispose, a distanza di due mesi dal decesso, la riesumazione della salma dell’uomo. Gli esami autoptici e tossicologici rivelarono la presenza di Midazolam nei resti dell’uomo: un farmaco molto potente con gravi controindicazioni per chi si trovava nelle condizioni di Tuninetti e che, soprattutto, nessun medico gli aveva prescritto.

Figlio e nuora parte civile

La famiglia di Tuninetti, (figlio e nuora) rimasero molto sorpresi alla notizia della riesumazione; anche loro erano stupiti che Giovanbattista fosse morto improvvisamente dopo un ricovero precauzionale per un banale attacco di vertigini, ma non avevano sospetti precisi. La coppia, però, all’apertura del procedimento a carico dell’infermiere, si sono costituiti parte civile assistiti dall’avvocato astigiano Marco Calosso.
La Procura ha accusato di aver iniettato la fiale di Midazolam a Tuninetti, provocando una crisi fatale all’uomo.

L’infermiere respinge le accuse

Dal canto suo Capra respinge ogni accusa e i suoi difensori hanno sottolineato come non sia mai stato provato che l’iniezione fatta dall’infermiere poco prima della crisi dell’anziano fosse di Midazolam né quando questo farmaco venne somministrato all’uomo. Inoltre le analisi tossicologiche vennero effettuate su tessuti in via di decomposizione, due mesi dopo la morte.

L’udienza preliminare di fronte al gip Morando si è conclusa e i difensori, avvocati Cochis e Pellegrino, hanno chiesto il rito abbreviato per il loro assistito.

 

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