Crac Marenco-Borsalino: finite le indagini.

26 indagati, 51 persone denunciate, oltre 190 società coinvolte.

Crac Marenco-Borsalino: finite le indagini.
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Crac Marenco-Borsalino: secondo solo a quello Parmalat

La storia del più grande crac, secondo solo a quello di Parmalat, parte da un ufficio anonimo alla periferia di Alessandria. Ad oggi si registra un buco da 4 miliardi di euro. 26 indagati, 51 persone denunciate, uno schema di oltre 190 società in giro per il mondo necessarie per tenere in piedi un sistema collaudatissimo dove far sparire i soldi.

Indagine firmata da Tarditi e Perduca

Proprio lunedì 3 giugno 2019, infatti, è stato firmato il provvedimento di chiusura indagini dal Procuratore della Repubblica Perduca e dal sostituto procuratore Luciano Tarditi che ha seguito fin dall’inizio la complessa indagine, partita da Asti quando, nel 2012, era giunta in Procura la richiesta di ammissione al concordato di 8 società del Gruppo Marenco.

Banche debitrici

A farne le spese i grandi colossi bancari internazionali che avevano aperto a Marenco delle linee di credito per alti importi e poi compagnie internazionali di fornitura di gas come, ad esempio, la Gazprom russa.
Nel corso dell’inchiesta è già stato eseguito un sequestro preventivo di beni per oltre 100 milioni di euro ma si tratta di una cifra lontana dal crac valutato in oltre 4 miliardi di euro e da distrazioni di denaro per oltre 1 miliardo, sempre di euro.

I reati

Gli indagati individuati dalla Procura di Asti dovranno rispondere di numerosi reati tributari quali dichiarazione fiscale infedele, omesso versamento delle imposte, sottrazione al pagamento delle accise, truffa aggravata, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali e, soprattutto, bancarotta fraudolenta aggravata.
A Marenco, che ha già patteggiato una condanna a 5 anni per una prima tranche dell’inchiesta, va riconosciuta una straordinaria capacità di gestione delle sue 200 società fra Italia ed estero secondo lo schema da lui ideato.

Paradisi fiscali

Che comprendeva anche numerosi passaggi nei paradisi fiscali di tutto il mondo, così da costringere gli investigaori a rivolgersi alla cooperazione internazionale per accedere a contabilità in posti come le Isole vergini, l’Isola di Man, Panama, Malta, Cipro, Liechtenstein e Lussemburgo.
Inoltre si è scoperto che alcuni degli indagati usavano telefoni criptati per eludere le indagini e avevano al soldo pubblici ufficiali che garantivano a Marenco e ai propri familiari servizi di sicurezza e reperimento di notizie circa lo stato delle indagini a suo carico. Sono stati individuati e indagati per corruzione, favoreggiamento e accesso abusivo a sistemi informatici.

Precisazioni

L’indagine sul crac Marenco-Borsalino non ha nulla a che fare con la Borsalino di oggi che fa capo all’imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio che l’ha rilevata e rilanciata a seguito di un’asta indetta dal Tribunale di Alessandria a luglio 2018.

 

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