Ex Ilva Novi, accordo sindacati-ArcelorMittal per altre 6 settimane di cassa integrazione
I dipendenti dell'azienda siderurgica hanno preso parte allo sciopero nazionale di dure ore, dalle 12 alle 14, davanti allo stabilimento novese, organizzato dalle sigle sindacali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil.
Nel corso della giornata di ieri, mercoledì 25 novembre 2020, fuori dallo stabilimento dell'ex Ilva di Novi Ligure, gli operai hanno aderito ad uno sciopero di due ore, dalle 12 alle 14, organizzato dalle sigle sindacali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. Presente al presidio anche il primo cittadino Gian Paolo Cabella. Sempre ieri è stato trovato un accordo tra ArcelorMittal e sindacati per il rinnovo di altre 6 settimane della cassa integrazione da Covid per i dipendenti dello stabilimento cittadino.
Accordo sindacati-ArcelorMittal per altre 6 settimane di cassa integrazione
L'accordo tra ArcelorMittal e i sindacati, firmato nella giornata di ieri, mercoledì 25 novembre 2020, prevede il rinnovo di altre 6 settimane della cassa integrazione da Covid per i dipendenti dello stabilimento cittadino. La nuova intesa rimarrà in vigore fino al giorno di Santo Stefano e prevede una rotazione tra tutti i 626 lavoratori della fabbrica novese, con un massimo di 430 presenti a tempo all’interno dei vari reparti. Numeri uguali rispetto all’ultimo accordo ma con la novità dell’anticipo di 200 euro netti dallo stipendio successivo che l’azienda verserà già nella busta paga di novembre per gli operai al momento maggiormente in difficoltà economica.
Le foto del presidio
Nel corso della giornata di ieri, mercoledì 25 novembre 2020, gli operai dell'ex Ilva di Novi Ligure hanno preso parte allo sciopero nazionale di due ore indetto dalle firme sindacali Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. Il presidio fatto davanti allo stabilimento, al quale è stato presente anche il sindaco Gian Paolo Cabella, si è svolto dalle 12 alle 14 e ha visto i dipendenti dell'azienda siderurgica hanno espresso a viva voce le loro rivendicazioni:
- La presentazione del piano ambientale, sui tempi di realizzazione delle opere di messa a norma degli impianti, certezza e sorveglianza degli investimenti programmati;
- La presentazione del piano industriale, stabilendo in maniera definitiva quale sarà il destino del gruppo, quale il modello produttivo, tempi certi sul rilancio degli impianti fermi da anni;
- La definizione di un percorso certo di reintegro in AMI dei lavoratori in Amministrazione Straordinaria, loro eventuale impiego, per il tempo di permanenza in A.S., nelle opere di bonifica e garanzie stabili, da subito, sul loro futuro;
- Chiarezza sulla gestione del mondo degli appalti. La Cabina di Regìa ha dato risposte parziali ad alcune imprese, per le restanti, non c’è stato altro che il versamento di acconti ed il governo deve essere garante della tenuta sociale anche attraverso il corretto utilizzo delle imprese d’appalto e dei rispettivi CCNL applicati, dando priorità all’impiego di lavoratori dei vari territori interessati del gruppo.
- Un utilizzo delle risorse (1 miliardo/€ del piano Taranto) che possa dare ulteriori risposte concrete e durature a livello occupazionale derivate anche dal “piano Taranto”, promosso dal Governo, che potrebbe fornire nuove garanzie occupazionali;
- Rivisitazione degli attuali ammortizzatori Sociali.
Il futuro dell’azienda resta ancora incerto ed è in attesa che si sblocchi la trattativa sul fronte romano tra il governo italiano e la proprietà franco-indiana per la creazione di una nuova compagine societaria che, secondo quanto riferito dall’Ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli, dovrebbe avere partecipazioni paritetiche in termini di quote tra pubblico e privato. La scadenza per la sottoscrizione dell’accordo è fissata per il 30 novembre.
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