Maxi-indagine

Furbetti del reddito di cittadinanza, in provincia di Alessandria denunciati ben 30 extracomunitari

Per ricevere il sussidio erogato dallo Stato attestavano falsamente la propria residenza in Italia da almeno 10 anni e l’assenza di pendenze penali.

Furbetti del reddito di cittadinanza, in provincia di Alessandria denunciati ben 30 extracomunitari
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Al momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Alessandria sono riusciti a denunciare ben 30 cittadini extracomunitari, prevalentemente di origine rumena e marocchina, definiti come "furbetti del reddito di cittadinanza": al fine di ricevere il sussidio erogato dallo Stato, finalizzato al sostentamento economico
immediato e al tempo stesso volto a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro, questi soggetti attestavano falsamente la propria residenza in Italia da almeno 10 anni e l’assenza di pendenze penali, presentandosi presso un ufficio postale della provincia di Alessandria non coincidente con il domicilio.

Furbetti del reddito di cittadinanza, 30 denunce nell'Alessandrino

Il modus operandi è sempre lo stesso, attestare falsamente la propria residenza in Italia da almeno 10 anni e l’assenza di pendenze penali, presentandosi presso un ufficio postale della provincia di Alessandria non coincidente con il domicilio, così da ottenere il reddito di cittadinanza nel periodo che intercorre dalla presentazione della domanda agli accertamenti Inps sulla legittimità e sull’effettiva presenza dei requisiti.

Quest'ultimo, tuttavia, non rappresenta l'unico escamotage utilizzato dai “furbetti del reddito di cittadinanza”, che sono riusciti a ottenere il sussidio anche dichiarando falsamente la non sottoposizione a misure cautelari o di limitazione della libertà personale imposte dall’Autorità Giudiziaria.

Così, numerosi cittadini extracomunitari, prevalentemente rumeni e marocchini, spesso senza fissa dimora e con pregiudizi di polizia, alcuni dei quali ricercati, avevano ottenuto il sussidio, che consiste in un reddito erogato dallo Stato nei confronti dei nuclei familiari in possesso di particolari requisiti economici, finalizzato al sostentamento economico immediato e al tempo stesso volto a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro dei soggetti che ne beneficiano, ma, come ha prontamente compreso il mondo della criminalità, anche una facile fonte di reddito per sostentarsi insinuandosi nelle maglie della burocrazia.

Per questo, gli autori delle truffe sono stati denunciati dai Carabinieri del Comando Provinciale di Alessandria, attraverso l’impiego dei propri Comandi sul territorio. In tutto, nel corso dell’ampia attività di indagine condotta e tuttora in corso, sono oltre trenta le persone denunciate come indebiti percettori del reddito, alle quali potrebbero aggiungersene altre già finite nella lente di ingrandimento dei Carabinieri.

A Casale 6 rumeni ricevono indebitamente 44mila euro

Già nelle scorse settimane e mesi, l’attività dei Carabinieri della Compagnia di Casale Monferrato aveva permesso, attraverso un attento esame dei requisiti dei soggetti destinatari del reddito di cittadinanza, in collaborazione con il Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri di Alessandria, di portare l’attenzione su numerosi stranieri indebiti percettori, denunciati e contestualmente segnalati all’Inps per la sospensione dell’erogazione.

Gli stranieri, sei in tutto, di origini rumene, erano tutti ricercati per vari reati e pertanto, secondo la legge vigente, non idonei a percepire il sussidio. Si trattava di tre donne di 35, 42 e 44 anni, e di tre uomini di 37, 47 e 48 anni, che hanno percepito indebitamente oltre 44mila euro, attestando falsamente la propria residenza e l’assenza di pendenze penali.

Novi, fingevano di vivere a Milano per ricevere il reddito

Analoga attività dei Carabinieri di Novi Ligure aveva portato al deferimento di un 22enne rumeno senza fissa dimora che, dopo avere attestato falsamente la propria residenza, aveva ottenuto presso un ufficio postale il rilascio della carta Postepay su cui si era visto accreditare l’ingiusto sussidio per oltre 4mila euro, così come un 52enne e una 48enne, anch’essi rumeni senza fissa dimora, che attestavano di essere residenti a Milano e che ricevevano entrambi mille euro di sussidio.

Meno fortunati un 21enne rumeno senza fissa dimora, che attestava di essere residente a Milano ma che non riusciva a ricevere la carta Postepay a causa di un intoppo burocratico, e un 58enne, sempre rumeno e senza fissa dimora, che pur attestando falsamente la residenza a Milano non otteneva la Postepay e il relativo sussidio per il sospetto destato nella direttrice dell’ufficio postale dove aveva presentato domanda.

Tutti gli stranieri si erano presentati presso uffici postali siti in luoghi diversi da quelli in cui attestavano di risiedere, al fine di ottenere il rilascio della carta Postepay che consente l’erogazione del reddito di cittadinanza, presentando, come detto, documentazione falsa in ordine alla residenza sul territorio nazionale da almeno 10 anni e l’assenza di pendenze penali, con la prospettiva di sfruttare indebitamente il sussidio nel periodo che intercorre tra la validazione della domanda e i controlli dell’Inps.

Sempre i Carabinieri novesi avevano denunciato un 17enne, una 21enne e una 22enne, tutti rumeni e senza fissa dimora, per lo stesso reato, dopo che il direttore di un ufficio postale, vista la documentazione prodotta, aveva rilasciato alla sola 21enne la carta Postepay con la somma di 2.300 euro, invitando gli altri due a tornare per il ritiro, cosa che, insospettiti, non facevano.

Tutti avevano dichiarato di risiedere sul territorio nazionale da almeno 10 anni, indicando una residenza inesistente e richiedendo un codice fiscale per cittadini stranieri non residenti. Nonostante le difficoltà, gli indagati non desistevano e, pienamente consapevoli di non essere titolati a ricevere il reddito, presentavano l’istanza agli uffici INPS mediante un ignaro CAF del territorio, ottenendo così l’autorizzazione al ritiro del beneficio presso un qualsiasi ufficio postale nazionale. L’intervento dei Carabinieri ha però interrotto l’illecita attività.

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