Giornata Mondiale del Clima: perché l’inquinamento deve spaventarci, parola ai medici

Manifestazioni in tutto il mondo contro il cambiamento climatico.

Giornata Mondiale del Clima: perché l’inquinamento deve spaventarci, parola ai medici
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In occasione della Giornata Mondiale del Clima, il professor Marco Ferrario e il dottor Giovanni Veronesi spiegano il rapporto tra inquinanti ambientali e salute.

Giornata Mondiale del Clima, questione di salute

L’inquinamento ambientale sta polarizzando da anni l’attenzione non solo della comunità scientifica e degli esperti ma anche di larga parte della popolazione, soprattutto giovanile, preoccupata per l’impatto che determina sulla salute pubblica. A dimostrarlo, le centinaia di miglia di studenti e persone che oggi manifestano in tutte le città italiane, milioni se si guarda invece a tutto il mondo, insieme alla 16enne svedese candidata al Nobel Greta Thunberg nella Giornata Mondiale del Clima. Non è però scontato conoscere le evidenze che emergono dalla letteratura scientifica dedicata.
Il professore Marco Ferrario e il dottor Giovanni Veronesi, della Medicina del Lavoro e Tossicologia della ASST Sette Laghi e del Centro Ricerche EPIMED di Università degli studi dell’Insubria, provano a fare un po’ di chiarezza sul tema.

Inquinamento e salute: cosa dicono gli studi

“Abbiamo recentemente condotto una revisione sistematica della letteratura per identificare le relazioni concentrazione-risposta dei principali inquinanti noti. – spiegano – Su alcuni inquinanti, come il particolato e il biossido di azoto, gli studi sono stati numerosi e offrono evidenze chiare sulla correlazione tra la concentrazione degli stessi e l’insorgere di malattie. Su altre sostanze considerate pericolosi inquinanti, invece, come la diossina, gli IPA e i metalli, le ricerche non hanno ancora offerto solide evidenze scientifiche sul tema: i dati, infatti, o sono scarsi per trarre delle conclusioni, o, in alcuni casi, hanno dato esiti non coerenti tra loro. Di conseguenza non è possibile descrivere con precisione la correlazione tra questi e i problemi di salute che potrebbero causare”.
Ferrari e Veronesi entrano quindi nel dettaglio: “Studi solidi che hanno valutato la relazione tra esposizione a particolato atmosferico e outcome sanitari, in particolare mortalità e ricoveri ospedalieri, sono i progetti Aphekom (europeo), HRAPIE (OMS) ed EpiAir2 (italiano). Questi studi hanno individuato relazioni consistenti, a breve e lungo termine, delle esposizioni a PM10 (il particolato con diametro fino a 10 micron), PM2.5 (fino a 2,5 micron), biossido di azoto (NO2) e ozono (03) con la mortalità per tutte le cause (escluse le traumatiche), nonché per gli stessi inquinanti e le ospedalizzazioni per malattie cardiovascolari, malattie respiratorie ed infezioni delle prime vie aeree. Di preoccupazione è anche il riconoscimento di una associazione tra PM10e la mortalità neonatale(0-12 mesi). Per quanto riguarda i tumori, una meta-analisi del 2014 ha stimato un eccesso di rischio del tumore del polmone per incrementi di 10 μg/m3 sia di PM2.5che PM10. Due recenti studi di coorte non hanno invece evidenziato associazioni significative tra particolato/NO2 e tumori al seno e fegato”.

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