Incontro a Roma sull'ex Ilva, i sindacati al governo: "200 milioni non bastano"
Domani l'incontro con gli enti locali per sottoscrivere l’accordo di programma interistituzionale relativo al Piano di decarbonizzazione

Si è svolto oggi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un nuovo confronto sul futuro dell’Ex Ilva.
L'incontro sull'ex Ilva
Il tavolo si è tenuto alla vigilia dell'incontro di domani relativamente all’accordo di programma interistituzionale relativo al Piano di decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto, che dovrà servire al rilascio dell’Autorizzazione di Impatto Ambientale (AIA) e in attesa dell’applicazione della sentenza del Tribunale di Milano.
"Abbiamo ribadito che occorre innanzitutto salvaguardare la continuità produttiva dell’ex Ilva al fine di scongiurare la fermata degli impianti, altrimenti non potrà esserci nessun progetto di riconversione, né di decarbonizzazione. Oggi assistiamo invece ad una riduzione preoccupante della produzione di acciaio, probabilmente nel 2025 si produrranno meno di 2 milioni di tonnellate. E ancora una volta abbiamo posto la necessità di garantire l’integrità del gruppo al fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali, respingendo quindi l’idea di una ‘piccola Ilva’. - spiega Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil - È evidente che le risorse messe a disposizione nell’ultimo decreto in fase di conversione, di 200 milioni di euro, sono l’ennesimo intervento spot non sufficiente a garantire le manutenzioni degli impianti e la continuità produttiva né di raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, della salvaguardia ambientale e della produzione di 6 milioni di tonnellate entro il 2026 come previsto nel piano di ripartenza".
Per quanto riguarda la cassa integrazione, i sindacati hanno ribadito: "Le persone devono tornare al lavoro per realizzare le manutenzioni e gestire la transizione. La cassa integrazione deve essere uno strumento transitorio che per garantire la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, da solo non basta. I lavoratori stanno già pagando un prezzo altissimo dal 2012 ad oggi. E’ necessario uscire dalla fase dall’amministrazione straordinaria passando ad un’azienda a capitale pubblico o partecipata, in modo tale che il Governo preveda risorse economiche adeguate a mettere in sicurezza gli impianti e per rilanciare l’ex Ilva, garantendo l’occupazione, la salute e l’ambiente. Tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, devono essere coinvolte per trovare una soluzione per l'ex Ilva, si sta giocando il futuro della produzione di acciaio del Paese. Per tali ragioni abbiamo chiesto al Governo di raggiungere un accordo con i sindacati, a latere dell’intesa interistituzionale".