Incontro a Roma sull'ex Ilva. La preoccupazione dell'Arcidiocesi di Genova e della Diocesi di Tortona
La preoccupazione per la situazione di incertezza degli stabilimenti di Genova e Novi Ligure e la vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie

I sindacati sono stati convocati oggi dal Ministro dell'Impresa, Adolfo Urso, per un aggiornamento sullo stato del colosso italiano dell'acciaio, che ha una delle sue sedi anche a Novi Ligure, in provincia di Alessandria.
Il tavolo sull'ex Ilva
Come noto, è in atto una trattativa di vendita fra Acciaierie d'Italia, gli azeri che fanno capo a Baku Steel, ma trattative sono in corso anche con altri due colossi che avevano presentato offerte complete sull'ex Ilva.
I metalmeccanici hanno sottolineato che lo stanziamento di 200 milioni, previsto, non basta. La cifra è giudicata dai sindacati, Fim, Fiom e Uilm insufficiente per rimettere in moto gli impianti e avviare un percorso credibile verso l'obiettivo delle 6 milioni di tonnellate annue fissate per il 2026. Secondo Acciaierie d'Italia resta centrale il tema delle condizioni necessarie per il futuro del polo siderurgico di Taranto.
Intanto, anche l'Arcidiocesi di Genova e la Diocesi di Tortona, nelle persone dei vescovi Mons. Marco Tasca e Mons. Guido Marini, hanno firmato un comunicato congiunto in cui esprimono preoccupazione per la situazione di incertezza degli stabilimenti di Genova e Novi Ligure di Acciaierie d’Italia e manifestano vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie.
Le parole di mons. Tasca e mons. Marini
La Chiesa è da sempre attivamente partecipe della realtà nella quale vive e della quale condivide gioie e speranze, fatiche e sfide; per questo è sempre particolarmente attenta anche alle questioni riguardanti il mondo del lavoro, una “vocazione dell’uomo ricevuta da Dio” (Omelia del Santo Padre Francesco nella celebrazione eucaristica a Casa Santa Marta, 1º maggio 2020).
Gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia presenti a Genova e a Novi Ligure fanno parte integrante della storia industriale e sociale dei territori sui quali insistono e hanno permesso la formazione di professionalità specifiche dando lavoro a migliaia di famiglie.
L’Arcidiocesi di Genova e la Diocesi di Tortona seguono quindi con molta attenzione e preoccupazione lo stato di disagio che si è andato consolidando in questi anni e che si è ulteriormente complicato nelle ultime settimane.
La vicinanza e la presenza costante in questi ambienti di lavoro ci hanno permesso di capire che non sussistono motivazioni per un depotenziamento dei due siti e per un prolungamento dell’incertezza nella quale da molto tempo vivono i lavoratori. Gli impianti presenti, infatti, rimangono concorrenziali e le produzioni, anche per la loro indiscussa qualità, hanno mercato.
Il dialogo con le nostre realtà lavorative ci porta a ritenere che il ridimensionamento o la divisione dei due stabilimenti comporterebbe un impoverimento incalcolabile, non solo in termini economici e di posti di lavoro, ma anche a livello sociale. La perdita di professionalità e di capacità produttiva, cresciuta in decenni di attività, minaccerebbe una vera e propria cultura del lavoro che ha prodotto risultati sociali significativi.
Un atteggiamento di grande responsabilità e correttezza è stato dimostrato finora dai lavoratori nella gestione di questa crisi. Tuttavia, se la situazione dovesse aggravarsi o peggio precipitare, le tensioni sociali non potrebbero che acuirsi.
Pensiamo inoltre che per sbloccare la situazione sia necessario un intervento risoluto dello Stato, affinché si possano garantire un piano industriale e un programma di riqualificazione energetica credibili e concreti. La questione delle Acciaierie d’Italia dovrebbe essere riconosciuta come “nazionale”. L'acciaio, infatti, è un settore strategico per lo sviluppo economico del nostro Paese e, in quanto tale, merita la massima attenzione a livello istituzionale.
La Chiesa di Genova e quella di Tortona uniscono le loro voci, auspicando che vengano prese decisioni rapide e atte a dare serenità ai lavoratori e alle loro famiglie, garantendo così anche il futuro delle comunità coinvolte.