Niente ergastolo per l'ex proprietario della Eternit nonostante le 392 vittime
Questa sentenza arriva a due anni dalla prima udienza che si tenne il 9 giugno 2021
L'industriale svizzero Stephan Schmidheiny (aveva gestito lo stabilimento Eternit di Casale dal 1976 al 1986) è stato condannato a 12 anni di carcere per le morti legate all'amianto (il reato è stato derubricato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo). Questa sentenza in Corte d'Assise a Novara del processo Eternit bis per la morte di 392 persone vittime dell'esposizione al minerale nel territorio di Casale Monferrato, arriva a due anni dalla prima udienza che si tenne il 9 giugno 2021.
In aula erano presenti decine di parenti delle vittime, arrivati in pullman da Casale Monferrato. Il verdetto finale non è ciò che si aspettavano.
Il risarcimento
Schmidheiny è stato condannato anche a pagare 50 milioni di euro di risarcimento al Comune di Casale, 30 milioni allo Stato italiano e centinaia di milioni ai familiari delle vittime.
Il pm Gianfranco Colace alla TGR:
“Finalmente un giudice ha dato un nome e un cognome alla tragedia di Casale Monferrato. Ora sappiamo che il responsabile è l'imputato che noi avevamo tratto a giudizio”.
"E' stata una grande liberazione. Avevo timore di sentire qualcosa che non mi sarebbe piaciuto" - fa sapere a Rai 3, la Giuliana Busto, presidente Afeva Casale
Il sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi, su Facebook:
"In seguito alla sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Novara per il processo Eternit Bis, a due anni dalla prima udienza tenutasi il 9 giugno 2021, con la condanna per l’imputato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato oltre a 50 milioni di Euro a titolo di provvisionale in favore del Comune di Casale Monferrato.
Finalmente accanto al nome di Stephen Schmidheiny è comparsa la parola colpevole. Egli è quindi riconosciuto oggi come criminale colpevole di omicidio colposo aggravato ed è stato condannato a risarcire lo Stato con 30 milioni di euro, la città di Casale Monferrato con 50 milioni, le organizzazioni sindacali, le associazioni e le famiglie delle vittime.
Sicuramente la condanna a 12 anni di carcere non soddisfa a pieno la sete di giustizia di un territorio e di una comunità che dopo anni continua a soffrire a causa delle conseguenze di quelle azioni commesse da chi ha anche avuto la responsabilità di fuggire da Casale abbandonando uno stabilimento nel territorio cittadino che era una vera e propria bomba nociva per la salute.
La Città di Casale Monferrato guarda avanti e proseguirà il percorso già ben avviato delle bonifiche e per la costituzione della prima IRCCS pubblica piemontese che si occuperà anche di patologia ambientali, per garantire un futuro di ricerca e cura e rendere Casale la prima città Zero Amianto del mondo”.