RAPPORTO DIA

Piemonte al terzo posto dopo Calabria e Lombardia per presenza di locali di ‘ndrangheta

"La politica sia motore del cambiamento”

Piemonte al terzo posto dopo Calabria e Lombardia per presenza di locali di ‘ndrangheta
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Il rapporto semestrale della DIA di Torino che pone pone il Piemonte al terzo posto in Italia dopo Calabria e Lombardia per presenza di locali di ‘ndrangheta.

Presenza ‘Ndrangheta in Piemonte: “la politica sia motore del cambiamento”

“La DIA di Torino mette la nostra regione sul terzo gradino del podio per presenza di locali di ‘ndrangheta dietro a Calabria e Lombardia: un triste primato che dobbiamo abbandonare al più presto” il commento del Consigliere Regionale novarese Domenico Rossi.

“Non sono lontani gli anni – prosegue il consigliere Dem – in cui alcune forze politiche e parte della società civile negavano la presenza di organizzazioni criminali sul nostro territorio: oggi non è più possibile minimizzare, solo nel 2019 sono un centinaio le persone arrestate in Piemonte perché ritenute appartenenti o vicine ai clan di ‘ndrangheta, le mafie sono radicate e gestiscono grandi interessi anche grazie alla cosiddetta zona grigia, come confermano anche i recenti provvedimenti interdittivi disposti dalla prefettura di Novara verso aziende di servizi ambientali”.

Presenza che deve svanire

“Occorre porre il problema come prioritario e lavorare di conseguenza affinché tale presenza si riduca e vada a svanire. Accanto all’aspetto repressivo dobbiamo mettere in campo un’alleanza che coinvolga tutti gli attori della società: la scuola, le agenzie educative, il mondo economico, le organizzazioni sindacali, l’associazionismo e chiaramente la politica. Serve uni sforzo comune per costruire comunità alternative alle mafie” precisa Rossi che evidenzia come “alla politica spetta il compito di essere il motore di questo cambiamento rilanciando ogni azione di sensibilizzazione e informazione in accordo con la società civile, investendo sulla formazione del personale amministrativo e puntando sul recupero sociale dei beni confiscati”.

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