Prostituta assassinata nel 2006, da carcere Casarin si dichiara innocente
L'operaio ha dichiarato di non sapere neppure che la giovane facesse la prostituta.
Andrea Casarin, l’operaio 47enne finito in manette lunedì 10 agosto 2020 per aver ucciso nel 2006 Altagracia Corcino Gil, una domenicana allora trentenne, continua a dichiararsi innocente dal carcere di Alessandria.
Casarin si dichiara innocente
Da lunedì Casarin si trova nel carcere di Alessandria, arrestato nella sua casa nel pavese, a Zerbolò, dopo 14 anni dal brutale omicidio di cui è accusato. Come riportano i colleghi di Prima Pavia però, lui si dichiara innocente. Casarin ha affermato di aver conosciuto Altagracia in una discoteca in provincia di Pavia, e ha anche ricordato come avessero iniziato a frequentarsi uscendo qualche volta prima che la 30enne morisse. Secondo quanto dichiarato dal 47enne lui non sapeva neppure che la giovane facesse la prostituta. Ora Casarin vuole poter dire la sua versione davanti al giudice incaricato del caso, durante l’interrogatorio di garanzia che dovrebbe tenersi in questi giorni, per tornare il prima possibile alla sua vita di sempre, al suo impiego come operaio e a riabbracciare sua figlia.
Per il momento però rimane in carcere su ordinanza di custodia cautelare del Gip di Alessandria, emessa su richiesta della Procura, la cui indagine è condotta dal Procuratore Enrico Cieri e dal sostituto Marcella Bosco. Gli indizi a suo carico sono importanti e per l’accusa è indubbiamente lui il brutale killer di Altagracia Corcino Gil.
Un brutale omicidio
Il cadavere della vittima era stato rinvenuto il 29 giugno nella camera da letto dell’appartamento riverso sul letto, nudo, supino, con il collo avvolto da nastro adesivo e da un telo intriso di sangue, con due ferite da taglio inferte alla base del collo, procurate con un coltello rinvenuto sulla scena del delitto, e che avevano interessato la vena giugulare. La mano destra era avvolta da del nastro adesivo e anche le caviglie erano legate con nastro adesivo.
Casarin era stato incastrato dal dna e dalle impronte digitali rinvenute sul luogo del delitto e prese all'operaio dopo un arresto per droga.
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