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Sindacati del terzo settore: “Nelle Rsa l’emergenza non è finita”: “Nelle Rsa l’emergenza non è finita”

Elencano 7 criticità riscontrate nella gestione dell’emergenza nelle Case di riposo piemontesi.

Sindacati del terzo settore: “Nelle Rsa l’emergenza non è finita”: “Nelle Rsa l’emergenza non è finita”
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I sindacati del terzo settore hanno scritto una lettera aperta alla Regione Piemonte sulla situazione nelle Rsa. Come riporta PrimaNovara.it. 

La lettera dei sindacati del terzo settore alla Regione

I sindacati elencano 7 criticità riscontrate nella gestione dell’emergenza nelle Case di riposo piemontesi.

Dal mese di marzo denunciamo sette fondamentali criticità che hanno reso drammatica la situazione nelle RSA. Nello specifico:
•     Esecuzione tardiva dei tamponi rinofaringei sia sugli operatori che sui degenti. Gli esami diagnostici andavano effettuati a scopo preventivo, per individuare in maniera tempestiva i positivi, sintomatici ed asintomatici.
•     Gli isolamenti in struttura sono stati fallimentari. I positivi andavano trasferiti in strutture vuote ad essi dedicate.
•     Incongruenze tra le linee guida e i protocolli delle ASL territoriali e quelli della Regione e dell’Unità di Crisi, che hanno generato errori nella gestione dell’emergenza e confusione.
•     Mancata fornitura di protezioni individuali al personale che lavora nelle RSA, ed in particolare a quello sanitario. Questo ha determinato, la malattia di numerosissimi di essi ed in alcuni casi la morte, oltre che la probabile e involontaria diffusione del contagio.
•     Inefficace attività dei servizi di igiene pubblica presso le ASL (tamponi al personale sanitario posto in quarantena mai pervenuti durante il periodo di sorveglianza sanitaria e mancato isolamento dei relativi contatti).
•     Dimissione dei pazienti dagli ospedali e accesso alle RSA in assenza di tampone, dando origine a contagi.
•     Assenza di dati certi sulla diffusione dell’epidemia nelle strutture, e sulla mortalità. L’assenza di accertamenti diagnostici atti a rilevare eventuali positività tra i degenti deceduti, comporta una sottostima della mortalità riconducibile a COVID 19.

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