PIEMONTE – Riceviamo e pubblichiamo dal sindacato di polizia penitenziaria Osapp.
L’Osapp critica sull’istituzione delle “stanze dell’affettività” in carcere
In data di ieri il quotidiano La Stampa ha riportato la notizia di una detenuta rimasta incinta all’interno della Casa Circondariale di Vercelli, sembrerebbe in seguito a un colloquio interno privato. Nulla di illegale, per carità: in Italia l’impossibile è sempre più possibile, specie dentro le carceri. La vicenda avviene a poche ore dall’inaugurazione delle nuove “stanze dell’affettività” previste presso la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino per tutto il distretto Piemonte e Valle d’Aosta. Evidentemente, a Vercelli qualcuno ha deciso di anticipare i tempi. Efficienza penitenziaria la chiamano. Forse.
«Siamo ormai al paradosso penitenziario – dichiara il Segretario Generale dell’OSAPP, Leo Beneduci – mentre il personale di Polizia Penitenziaria è abbandonato tra violenze, aggressioni e carenze di organico croniche, l’Amministrazione pensa a favorire le esigenze sentimentali dei detenuti. La sicurezza è crollata, la disciplina è un ricordo e il sistema è allo sbando totale». Intanto, gli agenti sono allo stremo, le carceri esplodono, la sicurezza crolla a pezzi e la gestione del sistema penitenziario nel Distretto somiglia sempre più a una tragicommedia senza regia. Mentre il personale di Polizia Penitenziaria viene lasciato solo a fronteggiare suicidi, aggressioni e carenze di organico, qualcuno ha pensato bene di occuparsi della priorità delle priorità: il sesso in carcere.
Ormai i detenuti possono tutto: telefoni, droga, aggressioni quotidiane, e adesso anche la libertà sentimentale creativa. Altro che rieducazione: qui siamo all’autogestione amorosa. «Chiediamo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio – prosegue Beneduci – di inviare immediatamente i propri ispettori non solo alla Casa Circondariale di Vercelli, ma anche al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Torino. Nel Distretto Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta si sta consumando un fallimento gestionale senza precedenti». Altro che politiche penitenziarie moderne: questa è anarchia organizzativa. Per qualcuno il carcere è diventato un centro sociale con murature, per il personale in divisa invece è rimasto un tritacarne senza diritti. Almeno a Pavia distribuiscono i preservativi….