Ricorrenza

Il casalese Massimo Iaretti commemora Enrico Mattei

Sul luogo dell'aereo abbattuto sessant'anni fa.

Il casalese Massimo Iaretti commemora Enrico Mattei
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Nella foto l'omaggio del casalese Massimo Iaretti sul luogo della morte di Enrico Mattei.

Il giornalista e storico casalese Massimo Iaretti è stato a rendere omaggio al luogo dove sessant'anni fa si schiantò con il suo aereo il presidente dell'Eni Enrico Mattei, uno dei tanti misteri italiani. Ecco un suo ricordo del grande "petroliere di stato".

Un casalese a Bascapè

“Nel luglio del 1987, dopo un colloquio con Mario Ronchi alla cascina Albaredo di Bascapè, raggiungo il breve prato della notte del 27 ottobre. C’è una lapide sul terreno, in memoria di Mattei, Bertuzzi, McHale. All’intorno, tanti alberi e una fitta siepe. In un angolo, un cancello bianco, chiuso. Di quando in quando il silenzio è rotto dal rombo di un aereo che passa basso scendendo su Linate”.

Con queste parole Italo Pietra concludeva il suo libro ‘Mattei La pecora nera’ il libro dedicato ad Enrico Mattei, uno dei più geniali ed autorevoli figli dell’Italia del Novecento, partito dalle Marche come operaio e giunto alla presidenza dell’Eni, la sua creatura, dopo aver salvato l’Agip dalla liquidazione cui era condannata alla fine della seconda guerra mondiale, considerata un inutile residuato del regime fascista.

La sua vita ebbe termine, come tutti sanno, il 27 ottobre del 1962 mentre rientrava da una due giorni in Sicilia, di cui molto di è detto e scritto. Il Morane-Saulnier mentre era in fase di avvicinamento a Linate cadde e con lui morirono il pilota Irnerio Bertuzzi, asso dell’aviazione della Repubblica Sociale ed il giornalista americano William McHale, della testata Time-Life, incaricato di scrivere un articolo su di lui.

Il testo di Italo Pietra, già comandante partigiano nell’Oltrepò Pavese e direttore de ‘Il Giorno’, quotidiano voluto da Mattei, dal 1960 al 1972 è una delle pietre miliari, anche se datato, dei lavori a lui dedicati. L’aereo cadde in territorio del comune di Bascapè, piccolo centro della Provincia di Pavia incuneato tra i territori di quelle di Milano e di Lodi.

Qui si trova l’area commemorativa dei 3 scomparsi in quello che all’epoca venne classificato come un incidente ma che oggi la caparbia tenacia di un magistrato, l’ex procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, può ragionevolmente fare ritenere un attentato.

Il magistrato ha riassunto i risultati degli anni di lunghe indagini e ricostruzioni giudiziarie in un testo che vale davvero la pena di leggere: ‘Il caso Mattei. Le prove dell’omicidio del presidente dell’Eni dopo bugie, depistaggi e manipolazioni della verità’. Oggi, anche a distanza di oltre trent’anni dalla descrizione che diede Italo Pietra l’area di Bascapè non è molto dissimile. Al suo esterno dei cartelli posti ‘a ricordo del fondatore di Eni nel luogo in cui perse la vita’ spiegano sinteticamente chi era e all’interno una lapide ricorda i tre scomparsi nel tragico incidente. In questi giorni sono state organizzate alcune iniziative per ricordare il presidente Mattei ed i suoi 2 compagni di sventura. I Pionieri dell’Eni hanno posto corone e fiori davanti a quella lapide.

Personalmente, mi sono recato sul posto per deporre un vaso di fiori al Memoriale Enrico Mattei, rimanendo in raccoglimento per pochi istanti. E’ stato un modo per omaggiare una persona che ho sempre stimato sin da ragazzo, di cui ho letto quasi tutto quello che c’è attualmente in circolazione, di cui ho rivisto la pellicola ‘Il caso Mattei’ magistralmente diretta da Franco Rosi

Chi era Mattei

Ma chi era veramente Enrico Mattei ? Un Uomo che vedeva molto al di là del tempo in cui viveva, che sapeva creare lavoro ed assicurare al lavoro italiano energia a buon mercato, un Uomo che capiva i tempi, che capiva che il mondo stava cambiando, che sicuramente non si faceva troppi scrupoli per arrivare agli obiettivi che si prefissava, ma che sognava un’Italia aperta al mondo. Forse la definizione sentita in un bar di Bascapè è quella che gli si cuce maggiormente addosso: “Era un grande italiano, un patriota, un partigiano’. E la sua opera andrebbe studiata maggiormente nelle scuole perché è comunque un pezzo di storia dell’Italia odierna.

Massimo Iaretti

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