Nuova consulta per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno piemontese

Su proposta dell’assessore alle Foreste, Fabio Carosso nominati i nuovi delegati

Nuova consulta per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno piemontese
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Nel giorno dell’inaugurazione dell’89a edizione della Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba, la Giunta regionale delibera il rinnovo della Consulta per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno piemontese, i cui componenti sono decaduti con il cambio di legislatura.

Nuova consulta per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno piemontese

Su proposta dell’assessore alle Foreste, Fabio Carosso, infatti, nella seduta del 4 ottobre l’esecutivo guidato da Alberto Cirio ha provveduto a nominare i nuovi delegati, prendendo atto delle indicazioni che, per legge, pervengono dagli enti che compongono la Consulta stessa: un rappresentante designato da ciascuna delle tre Province a vocazione tartufigena (Alessandria, Asti, Cuneo) e uno dalla Città Metropolitana; tre dall’Unione regionale delle associazioni di raccoglitori di tartufi; uno dal Centro Nazionale Studi Tartufo; uno dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per la Protezione sostenibile delle Piante di Torino; uno dalle organizzazioni agricole e uno dal Coordinamento regionale tartuficoltori associati piemontesi.

Il compito della Consulta

Compito dell’organismo, presieduto dall’assessore Carosso o da un suo delegato, è quello di formulare proposte e esprimere pareri sulle iniziative e gli interventi per la raccolta, la coltivazione e la valorizzazione dei tartufi.

“Straordinario richiamo per il turismo”

Il lavoro che attende la Consulta nei prossimi mesi – spiega Carosso – è molto impegnativo. Il tartufo bianco d’Alba ci rende conosciuti a livello internazionale e per le Langhe, il Monferrato e il Roero è uno straordinario richiamo per il turismo. Un patrimonio che dobbiamo conservare e accrescere, come prevede la legge regionale, che ci assegna esplicitamente il compito di conservazione e diffusione delle provenienze autoctone dei tartufi e delle piante ospiti e il miglioramento e lo sviluppo della tartuficoltura, ispirandocia criteri di qualità ed eccellenza, anche a tutela dei consumatori ed è in questa direzione che intendiamo muoverci”.

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