Il Vescovo di Alessandria, Monsignor Guido Gallese, racconta un Giubileo sorprendente, segnato da una partecipazione intensa e da una crescente ricerca interiore.
Il Giubileo ad Alessandria
Il Giubileo appena concluso ad Alessandria è stato molto più di un appuntamento liturgico: per molti è diventato un percorso di ascolto, riconciliazione e consapevolezza. Lo conferma il Vescovo Guido Gallese, che parla di un anno capace di superare ogni aspettativa. La Cattedrale, centro del cammino giubilare, ha visto passare gruppi di ogni età e provenienza, tutti accomunati dal desiderio di affidare a Dio le proprie fatiche e di ringraziare per le gioie ricevute.
Due simboli hanno colpito in modo particolare: la “rete dei fallimenti”, dove centinaia di persone hanno lasciato biglietti con paure, debolezze e richieste d’aiuto, e il “cesto dei pesci”, riempito di ringraziamenti per le grazie sperimentate. Segni concreti di un dialogo interiore che la società digitale sembra mettere sempre più a rischio, ma che riaffiora con forza quando vengono offerti spazi di silenzio e ascolto.
Per il Vescovo, la forte partecipazione testimonia una verità spesso dimenticata: l’essere umano è per sua natura spirituale e non può limitarsi alla sola dimensione materiale. In un mondo dominato dalla tecnologia, il bisogno di profondità cresce proprio perché la frenesia sottrae tempo all’introspezione. La difficoltà principale, spiega, nasce dal fatto che la spiritualità non è immediatamente percepibile: richiede accompagnamento, pazienza e guide capaci di trasmettere fiducia.
Anche la Chiesa, immersa nelle dinamiche del tempo presente, fatica a proporre un cammino chiaro in un contesto sempre più “mondano”. Le sfide sono molte: giovani catturati dallo schermo dello smartphone, mancanza di dialogo autentico, distanza tra generazioni. Eppure, proprio per questo, la ricerca del senso cresce. “L’uomo — ricorda Gallese — ha bisogno di oltrepassare il limite del materiale. Se tutto ruota intorno all’avere, si finisce per soffocare”.
Il bilancio del Giubileo diventa quindi una fotografia di ciò che molte persone desiderano: non eventi straordinari, ma luoghi in cui ritrovare sé stessi. Per il Vescovo, la strada passa da qui: costruire spazi di silenzio, relazione e ascolto, capaci di restituire centralità all’interiorità. Segnali incoraggianti non mancano, come dimostrano i volti commossi, le lacrime e i gesti di gratitudine che hanno attraversato la cattedrale negli ultimi dodici mesi.
Convivenza tra religioni
Telefonate e riflessioni del pubblico aprono un confronto delicato sul tema della convivenza religiosa. Preoccupazioni, timori e richieste di chiarimento hanno dato voce a una sensibilità diffusa, segno di quanto il tema sia vivo nella quotidianità di molte persone.
A partire dall’intervento di un ascoltatore, che esprime la paura di vedere la propria fede “soppressa” da religioni diverse, il Vescovo Gallese ha invitato a inquadrare la questione con equilibrio. “Il mondo ha posto per tutti”, ha ricordato, sottolineando che vivere insieme significa rispettare i contesti in cui ci si trova, accettando la pluralità senza rinunciare alla propria identità. Il rispetto, però, deve essere reciproco e condiviso: non un’imposizione unilaterale, ma un percorso comune.
Il Vescovo non minimizza i problemi. Anzi, riporta un dato spesso ignorato: la persecuzione dei cristiani nel mondo è oggi più feroce di quella dei primi secoli. I dati parlano chiaro — la maggior parte dei martiri cristiani appartiene agli ultimi decenni — e il ventunesimo secolo registra numeri impressionanti, soprattutto in Paesi dove la professione della fede espone a violenze, rapimenti e discriminazioni gravissime. In Italia il clima è più sereno, ma le notizie che arrivano dall’estero restano motivo di inquietudine per molti credenti.
La risposta, secondo Gallese, non può essere la difesa aggressiva o la chiusura: “La soluzione non è impugnare le armi, né fisicamente né metaforicamente”, afferma. A cambiare il mondo, insiste, è solo l’amore, espresso nei gesti concreti di gentilezza quotidiana e nelle relazioni autentiche. La diffidenza genera muri, mentre l’incontro e l’affetto possono disinnescare stigma e pregiudizio.
La cultura, l’educazione e la conoscenza reciproca restano strumenti decisivi. È nella vita di tutti i giorni — dal vicinato alla scuola, fino ai luoghi di lavoro — che si costruisce una convivenza solida. Ed è qui che ognuno può contribuire a rendere la società più pacifica, senza negare le difficoltà ma rispondendo con maturità e responsabilità.
Il messaggio, alla fine, è chiaro: il dialogo non elimina i problemi, ma è l’unico modo per evitarne di nuovi. E la fede, vissuta con autenticità, può diventare un ponte invece che un confine.
Tredici anni ad Alessandria
Sono tredici gli anni trascorsi dal Vescovo Guido Gallese alla guida della Diocesi di Alessandria. Un periodo ricco di momenti significativi, che lui stesso definisce difficile da valutare, perché il cuore del suo ministero — annunciare il Vangelo — ha una dimensione spesso invisibile, non misurabile con numeri o risultati immediati. Eppure, le tracce concrete non mancano.
Il Vescovo ricorda i Giubilei vissuti, le celebrazioni degli 850 anni della Diocesi, ma anche la quotidianità fatta di richieste d’aiuto e servizi alla comunità. Un esempio è Casa San Francesco, dove ogni giorno vengono serviti decine di pasti alle persone in difficoltà. Un altro è il Collegio Universitario Santa Chiara, struttura che accoglie studenti e offre un ambiente positivo in cui crescere, studiare e costruire relazioni sane: elementi oggi tutt’altro che scontati.
Il tema educativo emerge infatti come una delle criticità più forti. Le famiglie, osserva Gallese, non rappresentano più il punto di riferimento stabile di un tempo. Molti bambini arrivano al catechismo senza conoscere i gesti basilari della fede, segno di una trasmissione interrotta. La società corre veloce e, dagli anni successivi al ’68 in poi, molti valori sono stati “spicchettati” senza che venissero sostituiti da nuovi punti di orientamento.
Il risultato è una generazione che fatica a stare nel mondo con sicurezza, spesso privata della lentezza necessaria per riflettere e imparare. Il Vescovo mette in guardia dalla “centrifuga” del presente: una vita che gira sempre più in fretta senza una direzione chiara. Per ritrovare equilibrio, suggerisce di recuperare il silenzio, la lettura, l’apprendimento lento, capace di costruire pensieri solidi e duraturi, a differenza dei contenuti rapidi e frammentati dei video.
Nonostante le difficoltà, Gallese guarda al futuro con fiducia e conclude con un augurio per il Natale: vivere con dignità, responsabilità e desiderio di costruire insieme un mondo più umano. Un invito semplice ma concreto, che riassume lo spirito con cui ha attraversato questi tredici anni ad Alessandria.