Filo Diretto

Tornano i “Martedì dell’Avvento” ad Alessandria: tre tappe per nutrire lo spirito

Il ciclo dei “Martedì dell’Avvento” si presenta quest’anno come un vero e proprio itinerario spirituale, ne parliamo con l'ideatore Renato Balduzzi a Filo Diretto

Tornano i “Martedì dell’Avvento” ad Alessandria: tre tappe per nutrire lo spirito

Nell’edizione di quest’anno dei “Martedì dell’Avvento”, il professor Renato Balduzzi – ospite a Filo Diretto – ha offerto una riflessione profonda sul rapporto tra spiritualità e contemporaneità. Tra scenari globali carichi di incertezza, cresce il bisogno di nutrire lo spirito e di ripensare le forme della fede

La spiritualità viandante

Viviamo tempi difficili, segnati da guerre che sembrano non trovare ragione, da cambiamenti ambientali che incutono timore e da un impoverimento del dialogo pubblico ridotto spesso al tifo. In questo contesto, la spiritualità torna ad avere un ruolo centrale, come bussola per orientarsi nel cambiamento.

Nel primo incontro dell’Avvento, la riflessione prende avvio dal libro di Don Luigi Berzano, sociologo delle religioni e parroco di lunga esperienza. Al centro, la figura del viandante: non un credente nomade per superficialità, ma una persona che cerca, che sperimenta, che si lascia interrogare dai percorsi inattesi della vita. È un’immagine che si contrappone a quella del “viaggiatore”, già sicuro della meta, e soprattutto a quella del flâneur, spettatore passivo che osserva senza partecipare.

Oggi, spiega Balduzzi, il rischio è proprio questo: diventare osservatori della realtà — spirituale, politica o culturale — senza mai esserne protagonisti. Smartphone e frenesia quotidiana ci spingono verso un ruolo di spettatori permanenti, delegando ad altri la costruzione del senso.

La sfida contemporanea è invece quella di essere viandanti attivi, capaci di camminare senza perdere il coinvolgimento. Significa accettare le trasformazioni personali, i cambi di direzione, gli incontri inattesi che plasmano il nostro modo di credere e vivere. Questa prospettiva amplia l’idea di spiritualità: non più legata rigidamente a una parrocchia di appartenenza, ma a una ricerca personale che si rinnova nel tempo.

Il racconto del vescovo Gallese, che ricorda il percorso di una donna passata dal Cammino di Santiago alla vita monastica, testimonia come la dimensione del “cammino” possa condurre a scelte radicali e mature, anche in età avanzata.

In un mondo che cambia velocemente, il viandante spirituale diventa così il simbolo di una fede che non rinuncia al dialogo con la complessità. Una fede che si costruisce nel movimento, nell’ascolto e nella capacità di farsi interrogare dalla realtà.

Vedere, evocare, agire

Gli incontri dell’Avvento non nascono dal caso, ma da una progettazione attenta che vuole proporre una forma moderna di meditazione collettiva. La struttura scelta — vedere, evocare, agire — richiama un cammino progressivo, capace di coinvolgere mente, emozioni e volontà.

La prima tappa, affidata al sociologo e parroco Don Luigi Berzano, è dedicata al vedere: comprendere in che modo oggi si manifesti la spiritualità e quali siano i rischi e le potenzialità della “condizione viandante”. Il dibattito ha toccato anche il tema dell’emozione, elemento necessario per generare esperienza, purché non ridotto a oscillazione passeggera.

Il secondo appuntamento assume una dimensione più artistica. Il poeta Daldino Leoni e il “Gruppo dell’Incanto” conducono il pubblico nella fase dell’evocare, attraverso letture, musica e dialogo. L’obiettivo è stimolare l’emozione come via per avvicinarsi alla dimensione dell’oltre, permettendo alla poesia di diventare uno spazio di introspezione condivisa. In questa serata, la spiritualità si sposta dal piano concettuale al piano esperienziale.

Il terzo incontro è forse il più concreto: l’agire. Protagonista è Don Antonelli, biblista e profondo conoscitore della spiritualità ignaziana. Il tema centrale è la gioia come scelta, un cammino reso attuale dai nove esercizi proposti nel suo ultimo libro. La narrazione evangelica di Emmaus — il passaggio dalla tristezza alla gioia attraverso l’incontro — diventa metafora del percorso umano. In un’epoca carica di incertezze, scegliere la gioia significa assumere un atteggiamento attivo nei confronti della vita spirituale.

Questo trittico di incontri offre ai partecipanti un’occasione preziosa: osservare la realtà, riscoprire l’emozione come risorsa e trovare una via concreta per agire. Un percorso che, pur nella sua semplicità, propone una risposta alla complessità del presente.

Giovani, adulti e comunità

Durante la puntata di Filo Diretto, il prof. Balduzzi ha richiamato i risultati del Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, uno dei più autorevoli studi sul mondo giovanile italiano. I dati mostrano un quadro interessante: non è vero che i giovani non hanno domande di senso. Piuttosto, queste domande non trovano luoghi adeguati dove essere accolte.

La difficoltà nel dialogo intergenerazionale non è dovuta a superficialità, ma alla trasformazione del modo in cui si vive la spiritualità. La società secolare non ha eliminato il sacro; ne ha moltiplicato le forme. Oggi la spiritualità tende a essere più autonoma e personalizzata, una risorsa che si muove fuori dai confini istituzionali tradizionali.

Paradossalmente, la crisi più evidente non riguarda i giovani, ma la fascia 40-50 anni, un tempo cuore pulsante della vita parrocchiale. Pressioni lavorative, fragilità familiari e cambiamenti sociali possono allontanare da una partecipazione attiva, indebolendo il tessuto comunitario.

In questo scenario, la sfida è duplice: riconoscere la ricchezza delle nuove forme di spiritualità e, allo stesso tempo, evitare la frammentazione in tante “monadi” incapaci di dialogare. Senza luoghi di incontro, il rischio è perdere la dimensione comunitaria, fondamentale per dare continuità alle tradizioni e per costruire senso condiviso.

Balduzzi richiama le tre virtù teologali — fede, speranza e carità — come chiave di equilibrio. Sono parole semplici, ma rappresentano un percorso completo: la fede come fiducia, la speranza come slancio verso l’oltre e la carità come relazione concreta con gli altri. Senza questa triade, il cammino spirituale rimane incompleto.

Il dibattito invita quindi a superare gli stereotipi: non siamo di fronte a generazioni indifferenti, ma a persone — giovani e adulti — che cercano un linguaggio nuovo per esprimere la loro spiritualità. Compito delle comunità è saper intercettare questa ricerca, trasformandola in dialogo e costruzione condivisa.