Informazione politica a pagamento

Elezioni Europee, Luca Jahier: “L’Europa è la nostra unica speranza per affrontare le sfide del futuro. I prossimi 5 anni decisivi, prima che sia troppo tardi”

Giornalista, politologo ed economista, esperto di Terzo settore, cooperazione internazionale, Africa, SDGs e Politiche Europee: un “competente rivoluzionario” candidato al Parlamento Europeo con il PD

Elezioni Europee, Luca Jahier: “L’Europa è la nostra unica speranza per affrontare le sfide del futuro. I prossimi 5 anni decisivi, prima che sia troppo tardi”
Pubblicato:
Aggiornato:

“L’Europa è la nostra unica speranza per affrontare le sfide del futuro. I prossimi cinque anni saranno decisivi, prima che sia troppo tardi”. Ne è fermamente convinto Luca Jahier, candidato per le elezioni europee nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e Lombardia, con il Partito Democratico. Giornalista, politologo ed economista, esperto di Terzo settore, cooperazione internazionale, Africa, SDGs e Politiche Europee, di formazione cattolica ed ex Presidente del Consiglio Nazionale delle ACLI: siamo di fronte ad un “competente rivoluzionario” di Europa, per più di 20 anni a Bruxelles dove è stato membro e Presidente del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo). Europeista convinto, è autore  del saggio "Fare l'Europa, fare la Pace", da cui deriva il suo programma e lo slogan della campagna "Fare l'Europa per fare la pace”. Con Luca Jahier abbiamo discusso dei temi “caldi” in materia europea, consapevoli di essere di fronte ad una figura che, nonostante questa sia la sua prima candidatura, saprebbe da subito come interagire e farsi valere con coraggio e senza timori reverenziali negli ingranaggi della politica europea.

In questa campagna elettorale si sta parlando di tutto, ma molto poco di Europa, o in modo estremamente superficiale. In questo modo, per i cittadini sono poco chiare le opzioni in campo. Lei che cosa ne pensa?

È un vero peccato, soprattutto per la congiuntura storica in cui ci troviamo. Dal 2019, grazie anche a David Sassoli, compianto ex Presidente del parlamento Europeo, l’Europa ha scelto la via di un futuro straordinario: abbiamo capito che il futuro del continente passa necessariamente dall’intreccio fra transizione ecologica, sociale, economica e digitale. I paesi sono chiamati ad investire in quest’ottica e specialmente i giovani hanno bisogno di avere un’agenda di futuro, nella concretezza e nella speranza, con nuove prospettive che guardano avanti, senza pensare a ritornare indietro. Però se davvero si vuole rendere utile il voto per l’Europa dei prossimi 5 anni, serve essere concreti e creativi e non, come abbiamo visto purtroppo in questa campagna elettorale, vedere persone che parlano di tutt’altro e promettono qualunque cosa. Ma sono certo che gli italiani sono più intelligenti di loro e sapranno scegliere con attenzione chi davvero sa andare in Europa e mettere le chiavi nel motore per cambiare le cose e non per subirle.

Si sente molto dire da una parte dello schieramento politico italiano che a meno Unione Europea corrisponderebbe un’Italia più forte, più autonoma e capace di affrontare da sola le sfide del cambiamento. Non Le pare fuorviante?

Basterebbe raccontare per filo e per segno la storia della Brexit: ricordo quando nel Regno Unito si diceva “meno Europa, più autonomia e saremo più ricchi”. Oggi possiamo dire che è stato un fallimento clamoroso, un disastro in termini di benessere e occupazione, che è costato 4 punti percentuali di PIL alla Gran Bretagna. In merito ad alcune affermazioni che si sentono in questa campagna elettorale credo che la storia europea ci dimostri l’esatto contrario: tutte le volte che in Europa gli Stati membri hanno deciso di conferire più potere all’Europa abbiamo vinto. Penso alla moneta unica, ai vaccini, al Next Generation EU, alla chiusura dei rubinetti del gas proveniente dalla Russia, ecc. E al contrario, quando non abbiamo voluto fare insieme si è perso. E’ la nostra storia a dimostrare ciò, affermare l’opposto è una panzana assoluta. Tutto ciò riguarda anche le sfide di oggi, dalla competitività alla sostenibilità: solo se l’Europa agisce a livello comunitario può pensare di vincerle a livello mondiale.

I cittadini però sentono i temi legati all’Unione Europea come molto distanti dalle loro preoccupazioni quotidiane. Eppure l’Europa ha dimostrato di poter fare molto in questi anni. In che modo il futuro del Nord Ovest può cambiare a seconda del modello di Europa che uscirà dopo il 9 giugno?

Prima di tutto mi sento di dire che la narrazione prevalente in Italia è diversa dai sondaggi credibili: da questi ultimi emerge che i cittadini europei hanno il doppio di fiducia nell’Europa rispetto a quella riposta nei governi nazionali. Oggi è fondamentale comprendere che le sfide si decidono a livello europeo e tali scelte avranno ricadute sulla nostra vita quotidiana. Ciò vale tantissimo per il Nord Ovest: questo territorio ha la testa nel Nord Europa, ma il cuore nel Mediterraneo. Se sapremo essere al centro dell’innovazione nel ruolo di ponte fra queste due aree ne sfoceranno nuove opportunità per il futuro, e più ricchezza per tutti.

Sulla sanità la situazione nella nostra circoscrizione è critica, penso in particolare a Liguria e Piemonte. In Piemonte si vota anche per la Regione, e in Liguria l’intreccio fra istituzioni, interessi privati, corruzione e criminalità rischia di allontanare ancora di più le persone dalla partecipazione elettorale.

Rinunciare a votare perché tutto va male è sempre sbagliato: recarsi alle urne va fatto, votando per chi ha programmi chiari. Prendiamo il Piemonte, dove il Presidente Cirio è stato “bacchettato” dalla Corte Costituzionale in merito al ricorso del Governo per la legge che ha tagliato le risorse al fondo sanitario nazionale: ora sta ai cittadini giudicare. Lo stesso vale per la Liguria: al netto dell’inchiesta della magistratura, rispettando la presunzione di innocenza, quanto è emerso dalle prime notizie dell’inchiesta ci sta facendo vergognare e perdere reputazione anche a livello europeo. Dobbiamo fare attenzione allo sperpero delle opportunità, sul fronte investimenti. La risposta è votare, per creare nuove opportunità di partecipazione e più vigilanza sui comportamenti di chi amministra.

Una delle nuove preoccupazioni per italiani ed europei è la guerra, di nuovo così vicina alle nostre porte. Papa Francesco ha parlato di guerra mondiale a pezzi con riferimento ai numerosi conflitti nel pianeta. Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Unione europea in questo scenario di conflitti globali?

L’Unione Europea per questo e su questo deve “fare l’Europa”, serve quindi eliminare il potere di veto in materia di politica estera. Sono necessari coraggio e lungimiranza, con una linea comune e coerente che possa esprimere forte capacità unitaria di intervento. L’Europa ha sempre fatto la pace, esportandola all’esterno e così deve continuare ad essere: si può fare solo con l’unità, facendo valere il peso politico ed economico di un intero Continente. Ritengo inoltre che l’Europa debba dotarsi di una politica di difesa comune, per garantire deterrenza verso soggetti esterni che pensano di poter fare ciò che vogliono. Papa Francesco proprio nell’udienza con le ACLI di questo sabato 1 giugno, per gli 80 anni che compiamo, ci ha ringraziato per l’azione ostinata che svolgiamo in difesa della pace, che ha definito “sempre possibile”, così come la guerra “mai inevitabile”. Sono decisamente d’accordo con lui e lo sono la maggioranza degli italiani e degli europei. Lavoreremo per rendere queste parole atti concreti.

Lei è candidato con il Partito democratico, ma viene da una storia molto legata all’impegno civile, come ricordava appunto adesso con il riferimento alle ACLI. Al tempo stesso, ha maturato una profonda conoscenza delle Istituzioni europee. Come è successo?

Sono sempre stato appassionato al cambiamento sociale e mi sono sempre sentito nel mio piccolo sin da ragazzo responsabile di quello che si può fare ogni giorno per aiutare la nostra comunità. Lo ho fatto da giornalista, da politologo, da economista, e soprattutto in vent’anni di Cooperazione internazionale e un lungo percorso con le ACLI, che sono uno straordinario patrimonio di coraggio, concretezza e sana inquietudine, come dice il nostro Presidente Emiliano Manfredonia e come ci ha riconosciuto proprio il Papa. Per due decenni sono stato impegnato nel Comitato Economico e Sociale Europeo cioè nella rappresentanza di quella parte di Europa che lavora, fa impresa e si occupa di cooperazione: ho toccato con mano l’Europa da dentro, capendone meccanismi, logiche e modalità, capendo che si possono conseguire risultati eccezionali. Oggi le sfide che abbiamo di fronte sono impegnative: serve un “salto quantico” per affrontarle e ho deciso per questo di mettere la mia competenza rivoluzionaria a disposizione del PD e del Parlamento europeo..

Le elezioni europee sono spesso una sfida interna tra candidati e correnti di partito. Lei si è candidato un mese prima del voto e non ha mai fatto parte dei palazzi della politica come invece altri candidati. Quindi potremmo dire che non è esattamente uno degli iniziali favoriti alla corsa ai seggi. Tuttavia vedo che la sua agenda in crescendo, le richieste di incontri pubblici, il “traffico” sui mezzi di comunicazione e sui social mostrano un’interessante rimonta. Vuole fare una sorpresa?

Io sono convinto che tante persone ancora indecise alla fine andranno a votare e che moltissime di queste oltre a votare per i partiti esprimeranno anche le loro preferenze per chi davvero li potrà rappresentare: abbiamo la possibilità di scegliere le persone più affidabili per cambiare le cose e non solo per esprimere gli orientamenti politici e magari capitalizzare la notorietà. In queste settimane di campagna elettorale ho visto crescere l’apprezzamento e la curiosità, che spero si traducano in un effetto moltiplicatore. Quello che come dicono gli esperti possa fare da palla di neve pacifica e diventare una vera sorpresa popolare di queste elezioni nel Nord Ovest. Vorrei fare come chi parte da distante e, con coraggio e competenza, senza nascondersi dietro slogan superficiali, riesce a trasformare l’impegno in voti, che sono le facce di tantissime persone che meritano di essere rappresentate seriamente in Europa. Vorrei stupire, un po’ come ha fatto l’Atalanta in Europa League…

Luca Jahier e Greta Thunberg

Messaggio elettorale, committente mandatario Andrea Alberghina

Seguici sui nostri canali