No alla Dad

"Tutti a Scuola!", sit-in in programma davanti al Comune di Alessandria

Evento che si terrà a partire dalle 15,30 di domani, sabato 20 marzo 2021.

"Tutti a Scuola!", sit-in in programma davanti al Comune di Alessandria
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Sarà un sit-in per protestare contro la didattica a distanza e il ritorno tra i banchi di scuola. Il ritrovo di "Tutti a Scuola!" è indetto da un gruppo di genitori contrari alla chiusura delle scuole:

"A un anno dall’inizio della pandemia, è inaccettabile che la presenza dei nostri figli in classe sia ancora considerata un pericolo. Capiamo l’emergenza ma serve ricordare alle istituzioni che la scuola è un bene comune irrinunciabile".

Sit-in "Tutti a Scuola!" davanti al Comune di Alessandria

Si svolgerà nel corso della giornata di domani, sabato 20 marzo 2021, il sit-in "Tutti a Scuola!" organizzato da un gruppo di genitori contrariati dalla chiusura della scuole. L'evento inizierà a partire dalle 15,30 e si terrà davanti alla sede del Comune di Alessandria. Queste sono le rivendicazioni che porteranno avanti i manifestanti:

"A un anno dall’inizio della pandemia, è inaccettabile che la presenza dei nostri figli in classe sia ancora considerata un pericolo. Capiamo l’emergenza ma serve ricordare alle istituzioni che la scuola è un bene comune irrinunciabile. Pedagogisti ed esperti dell’età evolutiva documentano ogni giorno i crescenti danni emotivi inflitti ai nostri giovani da questo periodo di brusco dissesto sociale e discontinuità che continua a protrarsi, privandoli di slancio, entusiasmo, spontaneità, certezze e speranze".

Queste invece le tematiche su cui si andranno a soffermare nel corso della protesta "Tutti a Scuola!":

  • I dati evidenziano che le scuole sono un luogo sicuro: i contagi avvenuti negli istituti scolastici hanno contribuito minimamente alla diffusione del virus.
  • Bambini e ragazzi si sono adattati di buon grado a tutte le disposizioni, pur faticose da gestire (soprattutto per i più piccoli). Il loro impegno non può essere cancellato con l’ennesima privazione del diritto all’istruzione in presenza e alla socialità.
  • La didattica a distanza non è equiparabile alla didattica in presenza: discrimina, genera dispersione scolastica e risente delle limitazioni proprie di ciascuna famiglia, creando ulteriori disagi, tensioni e difficoltà organizzative. Per definizione, la scuola dovrebbe essere un luogo di crescita sana e confronto, in grado di fornire a ogni giovane una base di partenza equa, affinché possa formarsi al meglio delle proprie possibilità. La DAD invece penalizza i più deboli amplificando le disparità.
  • La scuola è un luogo d’inclusione, dove i ragazzi imparano a conoscersi e ad accettarsi senza barriere, comunicando in libertà. Al contrario, la DAD enfatizza le differenze e le distanze, isola gli studenti dietro a uno schermo dal quale è impossibile giovare del contatto umano. In particolare, l’apprendimento a distanza è nocivo per gli alunni disabili, che si ritrovano soli, confinati nell’istituto scolastico senza i propri compagni.
  • Con la chiusura della scuola bimbi e ragazzi vengono di frequente affidati ai nonni che in virtù della loro fragilità e anzianità invece necessiterebbero di essere salvaguardati.
  • La DAD impone ai genitori di vigilare costantemente sull’operato svolto dai figli obbligandoli spesso a colmare l’inevitabile vuoto di apprendimento causato da questa modalità di istruzione. Non tutte le famiglie però hanno modo di seguirli e sostenerli efficacemente nello studio come farebbe un insegnante, quindi, non di rado, uno dei genitori si vede costretto a rinunciare al lavoro per assisterli a tempo pieno.

"Ho quattro figli piccoli in DAD e nessun aiuto dallo stato"

Arriva dal Monzese una storia emblematica, che racchiude il disagio e la rabbia di tanti nuclei familiari. Quattro figli, lo smart working, la dad e… nessuno aiuto dallo Stato. La pandemia ha stravolto tutte le regole e l’organizzazione anche e soprattutto quotidiana. Ancor di più con la chiusura delle scuole. Penalizzando in particolare le famiglie numerose:

"Con la gioia di avere quattro figli di 2, 5, 7 e 9 anni – hanno raccontato nella lettera inviata anche al sindaco di Vimercate (Monza) Francesco Sartini – per la prima volta dall’inizio della pandemia siamo seriamente preoccupati per la gestione familiare delle prossime settimane. Entrambi siamo lavoratori dipendenti in aziende private. Entrambi abbiamo i genitori in due regioni del Sud e non abbiamo alcun familiare a cui appoggiarci".

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