I primi 50 giorni in corsia, l'Ospedale di Alessandria soddisfatto dei suoi studenti
"Siamo soddisfatti, anche perché non sono mancati alcuni piccoli problemi e imprevisti che ci hanno permesso di mettere alla prova l’intera macchina"
Entrati a marzo nei reparti dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria, i primi 50 giorni in corsia degli studenti hanno dato un bilancio particolarmente positivo:
"Una generale soddisfazione, senza retorica - afferma Alfredo Muni, direttore di Medicina Nucleare e coordinatore dell’attività di tutoraggio -. Siamo soddisfatti, anche perché non sono mancati alcuni piccoli problemi e imprevisti che ci hanno permesso di mettere alla prova l’intera macchina. Li abbiamo affrontati con fantasia e creatività. E devo dire che il risultato del primo mese è mezzo è davvero positivo".
Studenti in corsia, il bilancio dei primi 50 giorni
Un bilancio particolarmente positivo quello che arriva in questi giorni è quello della presenza in corsia degli studenti di medicina dell’Università del Piemonte Orientale, entrati a marzo nei reparti dell’azienda ospedaliera ‘Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo’ di Alessandria.
I primi cinquanta studenti sono entrati in Medicina interna, Medicina d'urgenza, Geriatria, Cardiologia, Pneumologia, Neurologia e Chirurgia generale, dove sono affiancati dai tutor (sono in tutto ottanta quelli che sono stati formati all'interno delle specialità ospedaliere). L’integrazione dell’attività didattica con l’UPO è armonizzata dal Coordinamento Amministrativo che afferisce al Dipartimento delle Attività Integrate Ricerca e Innovazione diretto da Antonio Maconi.
"Anche con il Covid, il loro lavoro sta procedendo bene"
"Non abbiamo rilevato - racconta Muni - particolari criticità, il lavoro dei tutor si sta svolgendo secondo la programmazione prevista e il rapporto degli studenti con i medici, il personale dei reparti e con gli specializzandi che sono presenti in alcune strutture, sono molto positivi".
E Alessandria ha superato bene anche un altro test: il Covid.
"Era uno scenario cui ci eravamo preparati - precisa Muni -, ma dalla teoria alla pratica a volte cambia tutto. Invece grazie alla collaborazione dei tutor e dei colleghi medici dei reparti, abbiamo gestito la presenza degli studenti senza grandi difficoltà".
Il problema si è posto subito in Pneumologia, trasformata in reparto Covid dopo l’impennata dei casi. Due studenti sono stati spostati in Geriatria e in Medicina interna, mentre altri due hanno seguito le attività ambulatoriali, sempre delle Malattie respiratorie, e sono stati coinvolti nella discussione quotidiana dei casi.
"Non hanno potuto stare vicini ai pazienti, però hanno seguito i briefing quotidiani e questo li ha estremamente coinvolti".
Le esperienze vissute dagli studenti
Non sono mancate esperienze particolari. Nella Cardiologia di Gianfranco Pistis, per esempio, hanno seguito da vicino l’attività dell’Unità coronarica, mentre in Chirurgia generale (area trasformata temporaneamente in reparto covid) gli studenti hanno comunque potuto seguire i pazienti, spostati in altre strutture, e il responsabile, Fabio Priora, li ha portati in sala operatoria.
"Sono momenti importanti, formativi, che hanno permesso ai futuri medici - sottolinea il coordinatore dei tutor ospedalieri - di calarsi pienamente nella vita ospedaliera quotidiana".
L’altro motivo di soddisfazione è stata la capacità di gestire questa presenza, nuova in assoluto, in una fase di picco pandemico. Ad Alessandria la presenza degli studenti nelle corsie è sempre stata assicurata e questo ha dimostrato non solo l’efficacia dell’organizzazione interna, ma anche «il mutuo soccorso che è scattato fra i medici per agevolarli al meglio».
E questo è stato importante anche in vista del prossimo anno, quando raddoppieranno con l’arrivo di quelli che frequenteranno il terzo anno.
"È un impegno forte, importante e di responsabilità - conclude Alfredo Muni -. Gli studenti non acquisiscono solo la necessaria e fondamentale formazione: all'interno dei reparti in cui entrano viene dato loro un imprinting destinato a segnare il loro percorso professionale e di questa esperienza ricorderanno il tutor, i primi pazienti e le nozioni acquisite sul campo".