Grido d'allarme

Rsa sempre più in difficoltà, la denuncia del sindacato alessandrino Cse sanità-Flp

Turni massacranti, tamponi non fatti, Dpi assenti: queste alcune delle rivendicazioni del personale delle residenze per anziani in una situazione al collasso.

Rsa sempre più in difficoltà, la denuncia del sindacato alessandrino Cse sanità-Flp
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Anche durante questa seconda ondata di contagi da Covid-19, la situazione delle Rsa non sembra essere per nulla migliorata. Il sindacato Cse sanità-Flp (Federazione Professioni Sanitarie Sociali Tecniche Amministrative) della provincia di Alessandria, nella giornata di ieri, lunedì 9 novembre 2020, ha lanciato un vero e proprio grido d'allarme a proposito del difficile momento che stanno attraversando le residenze per anziani del territorio.

Rsa sempre più in difficoltà

"Chiediamo alle autorità competenti un reale intervento per migliorare veramente questa situazione". E' questo il monito lanciato dal sindacato Cse sanità-Flp della provincia di Alessandria a proposito della complicata situazione in cui si stanno ritrovando le Rsa del territorio.

"Durante la prima ondata di Covid, a seguito di un regolamento regionale sono state istituite le cabine di regia dove dovevano essere presenti organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, associazioni di categoria degli ospiti, ordini professionali, Provincia ed Asl Alessandria. Ci è stato detto che non c’erano problemi che tutto era a posto dimenticando o meglio non volendo vedere le decine di morti all’interno delle Rsa. Una situazione assai critica più volte da noi denunciata, tutto ciò che potevamo fare per segnalare a chiunque queste criticità l’abbiamo fatto. Il risultato però qual è? Ad oggi tante rsa sono al collasso, di nuovo decine di ospiti e personale ammalato".

Che cosa accade oggi

Il sindacato Cse sanità-Flp sottolinea inoltre come nelle Rsa del territorio tutte le procedure e i dispositivi atti a contenere la crescita del contagio siano assenti o malfunzionanti:

"Stavolta c’è di meglio, in un momento in cui la forza lavoro dovrebbe essere aumentata, Oss, Infermieri e ausiliari, le nostre Rsa cosa fanno? Mettono in cassa integrazione il poco personale rimasto, costringendo i loro colleghi a turni massacranti. Che cosa non funziona in questa pandemia? Tamponi ogni 15 giorni al personale sanitario che non vengono fatti, DPI assenti o spesso ancora non idonei, percorsi sporco pulito inesistenti. Quanti morti dovremo ancora vedere per fare in modo che in questa situazione vengano fatti controlli seri facendo rispettare tutte le norme di sicurezza sia preventive che di effettivo utilizzo e che finalmente le nostre RSA possano diventare porti sicuri per i nostri cari e per tutti coloro che si occupano di essi".

"Rivedere le strategie per le Rsa"

La Fondazione promozione sociale e il Comitato vittime Rsa, auditi oggi dal gruppo di lavoro Covid presieduto da Daniele Valle, hanno chiesto di riorganizzare in modo radicale l’intero sistema di cure per i malati cronici non autosufficienti ospiti delle Residenze sanitarie assistite, così come delle cure domiciliari. La richiesta, in particolare, riguarderebbe l'individuazione immediata di  un nuovo percorso, per evitare che si ripeta quanto avvenuto nella prima ondata della pandemia. Un'altra questione aperta riguarda anche la carenza di personale di cui sarebbe conseguenza anche il perdurare dell’impossibilità di visita dei famigliari all’interno di molte strutture o comunque dell’accesso ai luoghi di degenza dove i pazienti vivono.

Marco Grimaldi (Luv) ha chiesto se anche prima della delibera del 21 marzo i malati non autosufficienti che uscivano dagli ospedali venissero dirottati sulle Rsa. È stato risposto che non ci sono notizie di trasferimenti di Covid positivi riferiti al pregresso, ma che tra febbraio e inizio marzo i pazienti delle Rsa con problemi venivano portati in ospedale e poi tornavano in struttura e che i trasporti sono proseguiti per diverso tempo anche in piena pandemia. Sempre a Grimaldi, che ha posto domande sul tema ‘Covid hotel’, è stato risposto che in sede di Osservatorio la Fondazione ha espresso contrarietà a isolare ospiti delle Rsa positivi in strutture che non sarebbero in grado di fornire prestazioni socio-sanitarie: tutti i degenti in Rsa, hanno spiegato, presentano patologie che richiedono cure e monitoraggio.

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